Un uomo in divisa che sbaglia merita una seconda possibilità? Quattro poliziotti in pensione si esprimono sul caso che mette sotto pressione il corpo della Malcantone Ovest
CASLANO – Non si placano le polemiche attorno all'assunzione di due agenti con precedenti penali da parte del corpo di polizia Malcantone Ovest. Uno è già stato condannato dopo essersi inventato il furto di un'auto. L'altro è in attesa di giudizio per avere fatto guidare una minorenne. «È vergognoso – tuona Giorgio Galusero, parlamentare ed ex tenente della Cantonale – quello del poliziotto non è un mestiere come gli altri. Se uno sbaglia, non ha più credibilità».
Il locarnese recidivo – La questione torna periodicamente d'attualità. È accaduto anche per il caso dell'agente locarnese che, qualche mese fa, era precipitato in un dirupo ad Arcegno dopo una notte di bagordi. Lui la seconda chance l'aveva già avuta. Oggi non fa più parte della polizia. «La seconda possibilità non deve esistere in polizia – sostiene Dario Zanetti, ex comandante della Comunale di Bellinzona – oggi poi, con i social network, la gente ti massacra. C'è una pressione enorme sugli agenti. Uno non può e non deve permettersi di fare cavolate».
Anche il poliziotto è un essere umano – Meno drastico Emilio Scossa-Baggi, ex capo della Scientifica ticinese. «Dipende da che tipo di errore uno ha fatto, in quale contesto l'ha maturato. E da come l'ha pagato. Non si può penalizzare a vita una persona perché ha sbagliato. Può succedere che uno, magari per distrazione, beva un bicchiere di troppo e sfortunatamente poi finisca contro un muro. I poliziotti sono comunque esseri umani e hanno diritto all'errore».
Non si può generalizzare – Sulla stessa lunghezza d'onda anche Bruno Ongaro, ex commissario della Cantonale. «Ci sono professioni in cui sembra che il professionista non possa sbagliare. È così anche per i medici o per i preti. Quando sbagliano, la gente li mette in croce. In realtà l'errore fa parte della natura umana. Occorrerebbe capire cosa c'è alla base di un determinato sbaglio. Non si può assolutamente generalizzare».
Un problema di gestione – Ongaro aggiunge poi una nota polemica. «Se in Ticino, al posto di avere una realtà frammentata, ci fosse una polizia unica, non si verificherebbero situazioni del genere. Un agente non potrebbe uscire da una porta per rientrare dall'altra». «Il problema – aggiunge Galusero – è che le polizie comunali sono alla ricerca spasmodica di agenti già formati. Non hanno il coraggio di investire sul lungo termine».
Dietro le quinte – «Io capisco che manchi il personale – dice Zanetti – e che dunque si debba ripiegare su personaggi del genere. Ma qui subentra anche una questione di immagine. Al limite li si potrebbe riciclare dietro le quinte, nel ramo amministrativo. Solo in casi eccezionali però».
Facili critiche – Un'idea che non convince Galusero. «No – precisa – soprattutto se riferita a realtà piccole. Lì hai addosso gli occhi di tutti. Con che coraggio pretendi che gli altri rispettino la legge quando sei tu il primo a non rispettarla? Mi spiace, ma chi sbaglia dovrebbe cambiare completamente ambito lavorativo».