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CANTONEBoss camuffati da donna, premiata l'idea ticinese

25.10.18 - 18:32
C'è l'estro creativo della ticinese Patrizia Pfenninger dietro l'assegnazione del Premio Nazionale Paolo Borsellino all'agenzia "Klaus Davi"
Boss camuffati da donna, premiata l'idea ticinese
C'è l'estro creativo della ticinese Patrizia Pfenninger dietro l'assegnazione del Premio Nazionale Paolo Borsellino all'agenzia "Klaus Davi"

LUGANO - È anche merito dell'estro creativo "made in Ticino" se, quest'anno, il Premio Nazionale Paolo Borsellino (fondato nel 1992 da Antonio Caponnetto alla presenza di Rita Borsellino) sarà assegnato al giornalista italiano Klaus Davi, titolare dell'omonima agenzia di comunicazione. 

Per la prima volta l'importante riconoscimento - che sarà consegnato il 26 ottobre a Pescara alla presenza delle massime Istituzioni dello Stato - viene assegnato per un lavoro di guerriglia marketing. Dietro al quale, appunto, vi è Patrizia Pfenninger, nota artista zurighese trapiantata in Ticino. Suo è, ricordiamo, il bacio tra il super boss della ‘Ndrangheta Paolo Rosario de Stefano e il senatore italiano Antonio Caridi (link).

Un argomento tabù diventa pop - «È stato il primo lavoro realizzato per Klaus - ci racconta l'autrice -. Ho voluto rendere "pop", nel senso di popolare, un processo che a Reggio Calabria vedeva sul banco degli imputati un Senatore della Repubblica e un boss della 'Ndrangheta. Il "bacio Stato Mafia", è diventato immediatamente virale obbligando i media a tornare sull'argomento».

Il successo di questa piccola iniziativa porta Patrizia a concentrarsi sul discorso della mafia a Roma. «Nella Capitale la 'Ndrangheta gestisce un giro di affari considerevole, con ramificazioni in settori chiave quali l'edilizia, i mercati ortofrutticoli, il narcotraffico e molto altro - prosegue l'artista -. Trovati degli spazi gratuiti nella metropolitana di Roma abbiamo realizzato un poster. Ancora una volta era visivamente pop e dal messaggio aggressivo».


Campagna bloccata - La campagna tuttavia, il giorno prima dell'uscita, viene bloccata da un funzionario della giunta Raggi. «Questo non fa che amplificare la sua portata mediatica. Inizia a girare sui social e viene ripreso da molti quotidiani on line e cartacei».

Boss vestiti da donne - A questo punto a Patrizia viene chiesto di riassumere in un'immagine il fenomeno dei boss mafiosi che sfuggono alle manette camuffandosi. A volte persino da donna. «Nasce una serie di poster che vengono affissi illegalmente, visto che i comuni si rifiutano di concederci l'autorizzazione, sui muri di Palermo e Reggio Calabria».

La vita di queste affissioni è breve, ma questa morte prematura assume un significato ancora più profondo. «I manifesti venivano strappati. A farli sparire erano gli stessi aderenti alle cosche. La gente, infatti. Personaggi spaventosi, così camuffati, perdevano tutta la loro tragica forza».

Giornali e tg riportano la notizia. È un successo. «Da art director e artista non posso che essere felice di aver avuto la possibilità di fare un lavoro così pop, che è diventato notizia, argomento di discussione e strumento per far ritrovare alla gente la voglia di parlare di queste tematiche, complesse e dure da affrontare». 

La strada del "civil advertising" - Da qui l'intenzione di continuare su questa strada. «Voglio continuare nella direzione di quello che oggi possiamo chiamare "civil advertising". Il Premio Borsellino è il segnale che stiamo andando nella giusta direzione. I temi della legalità e dell'impegno civile dei cittadini sono importanti. Spero di trovare lo spazio per realizzare iniziative simili anche in Svizzera, dove peraltro i fenomeni legati alle Mafie sono in rapido aumento».

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