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CANTONEProstitute tartassate dal Fisco? «No, la stima del reddito è prudenziale»

22.10.18 - 07:20
Il 1 gennaio arriva l’imposta forfettaria. Ma oggi il settore, «in crisi», contesta l’imponibile base a 50mila franchi nelle tassazioni d’ufficio: «Eccessivo. È una forma di sfruttamento»
Prostitute tartassate dal Fisco? «No, la stima del reddito è prudenziale»
Il 1 gennaio arriva l’imposta forfettaria. Ma oggi il settore, «in crisi», contesta l’imponibile base a 50mila franchi nelle tassazioni d’ufficio: «Eccessivo. È una forma di sfruttamento»

BELLINZONA - C’è chi dice che sia un mestiere, il più vecchio del mondo, tassato almeno due volte. Spremuto dapprima dai gestori di locali e appartamenti (e da questa gabella le ragazze non scappano) e poi sottoposto ai tributi che lo Stato impone a tutti i suoi cittadini (e qui si assoggettano solo le ragazze in regola). Forse anche per questo il rapporto tra il mondo della prostituzione e la fiscalità è da sempre difficoltoso. Ma soprattutto tanto sfuggente da aver spinto il Cantone ad imporre che, per legge a partire dal 1 gennaio 2019, la prostituta versi al gerente del locale erotico un’imposta forfettaria di 25 franchi al giorno, soldi che lo stesso dovrà girare all’Autorità fiscale.

Singolari figure - Alle schiarite del futuro prossimo, si contrappone l’attuale opacità. E in questa nebbia si muovono singolari figure. Come quella che ha contattato Tio/20Minuti: «Mi potrei definire un “facilitatore” di pratiche amministrative - spiega il cinquantenne -. Cinque mesi fa ho avviato un’attività di consulenza a pagamento e oggi mi occupo di tre locali e una sessantina di ragazza». In cambio, dice lui, di alcune centinaia di franchi per pratica, questa persona compila la dichiarazione dei redditi alle ragazze, le aiuta a mettersi in regola coi permessi e svolge altri compiti amministrativi. Insomma, s’è inventato un lavoro che dal 1 gennaio subirà un forte ridimensionamento…

Tasse eccessive? - Ma già oggi questa persona ha il dente avvelenato. Sostiene infatti di venir ostacolato dalle autorità a più livelli: «Ho l’impressione - afferma - che faccia comodo che l’attività a luci rosse venga regolata attraverso una tassazione d’ufficio che prevede un reddito imponibile minimo di 50mila franchi. Il problema è che con l’attuale crisi diverse ragazze faticano anche a pagare i 130 franchi al giorno per la stanza. E lo sfruttamento, secondo me, inizia già imponendo questo tetto fiscale».

No, un valore prudenziale - Senza entrare nel merito del caso e delle accuse, dalla Divisione delle contribuzioni rispondono che «statistiche fiscali di dettaglio, per il settore della prostituzione, non sono purtroppo disponibili». Ma la tassazione d’ufficio, sottolineano, non rientra tra le possibilità di scelta del contribuente, «bensì è uno strumento che permette all’Autorità fiscale di eseguire una tassazione per apprezzamento, in base a una valutazione coscienziosa, se il contribuente, nonostante diffida, non soddisfa i suoi obblighi procedurali». In altre parole alla prostituta che non fa la dichiarazione, o presenta carte non attendibili, viene, d'ufficio, attribuito un reddito di 50mila franchi. E a chi sostiene che questa cifra sia sia troppo elevata… Beh, le Contribuzioni ricordano che tale “coefficiente sperimentale” era un tempo di 70mila. «Per quanto ci è dato sapere, sulla base dei controlli di Polizia e da informazioni raccolte nell’ambito di varie inchieste, l’attuale valore di 50mila può essere considerato come sufficientemente prudenziale».

Difficile riscuotere - Il problema, visto dall’Autorità fiscale, semmai sta altrove. «La grande mobilità di questi contribuenti e - spesso - il mancato annuncio del cambiamento di recapito, rendono molto difficile riuscire effettivamente a riscuotere le imposte dovute allo Stato. A ciò si è aggiunta, dal 2014, la possibilità di annunciare l’attività sul territorio con una semplice notifica online. «Ad oggi, circa l’80% delle persone che esercitano la prostituzione in Ticino beneficia della cosiddetta “procedura di notifica 90 giorni”». Periodo in cui la ragazza non deve assoggettarsi al diritto in materia di straniere.

Sole? No, c’è MayDay - Questo il punto di vista dello Stato, il “facilitatore” di pratiche fiscali sostiene invece che «le ragazze vengano lasciate allo sbaraglio e manca un’educazione alle nostre leggi». E qui la replica arriva direttamente dall’antenna MayDay: «È vero che un bisogno di accompagnamento sul territorio esiste - dice la responsabile Monica Marcionetti -. Ma proprio per questo abbiamo un servizio di consulenza gratuita per le persone che si regolarizzano. Non ci limitiamo solo alla dichiarazione fiscale, ma facciamo anche un’informazione più generale». Certo, aggiunge l’operatrice sociale, «non abbiamo le forze per rispondere subito a tutte. Ma, va anche detto, che sono proprio queste persone, spesso i gerenti, che si mettono a disposizione a pagamento a frenare il ricorso al nostro servizio che non costa nulla. In questo mondo ho sempre sentito solo di filantropi...».

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