Il deputato leghista ha inoltrato un'interrogazione al Consiglio di Stato. Il presidente: «Relatori e invitati hanno libertà d'espressione»
LUGANO - «Campagne politiche, propaganda, raccolta di firme». Per Massimiliano Robbiani il Festival dei diritti umani - che si concluderà domani dopo sei giorni di programma - «abuserebbe dell'etichetta dei diritti umani» per «fare politica».
È questo il presupposto alla base dell'interrogazione che il deputato leghista ha inoltrato al Consiglio di Stato. Robbiani parla di «propaganda contro l’iniziativa per l’autodeterminazione», «raccolta di firme per concedere la bandiera svizzera alla nave Aquarius» - da parte del regista Markus Imhoof - e «sproloqui su commissione del rapper italiano Frankie hi-nrg mc sul centro asilanti di Camorino» (secondo cui la struttura, «il bunker di Camorino», non sarebbe «degna di un Paeese come la Svizzera, che è la culla dei diritti umani»).
Per il deputato leghista - convinto che «non si fa politica con i soldi dei contribuenti» - il Festival dei diritti umani «non può continuare a beneficiare del sostegno ufficiale di Confederazione, Cantone e Città di Lugano». Al Governo ticinese chiede quindi «quanto versa in contributi al Festival» e se - alla luce di quanto esposto - «non ritenga opportuno sospendere qualsiasi contributo in suo favore».
Dal canto suo il presidente del Film Festival Diritti Umani, Roberto Pomari, precisa che «il Festival ospita relatori e invitati che hanno libertà d’espressione e d’opinione». Durante gli eventi legati al Festival, «sotto la loro responsabilità e nel rispetto dei valori di cui il Festival si fa portavoce, sono liberi di rilasciare dichiarazioni e opinioni riguardanti i temi di attualità».