Spente le luci rosse, alcuni locali vanno all’asta. L’ex monarca dei bordelli Ulisse Albertalli parla del suo regno finito in macerie
ROVEREDO - Macerie di un’epoca che non tornerà più. Quando in Ticino c'erano trenta e più locali a luci rosse, lui era definito il “re dei bordelli”. Oggi, perso lo scettro e il trono, Ulisse Albertalli, 69 anni, vive da pensionato appena fuori dai confini cantonali, nei Grigioni. E qui lo contattiamo per un commento su un settore che ormai fa notizia solo per le aste fallimentari, l’ultima annunciata quella del motel Monna Lisa sul Monte Ceneri.
«Hanno vinto i bigotti» - È la pietra tombale su un periodo morto e sepolto: «Non mi meraviglio - commenta - sono gli effetti della politica sbagliata verso la prostituzione che è stata adottata nell’ultimo decennio. Tra blitz di polizia e bastoni fra le ruote, questo è il risultato». Un risultato, va detto, che in molti vedono di buon occhio. Lui, Albertalli, ovviamente no: «Il Ticino ormai, come mostrano anche i negozi in difficoltà, può esporre il cartello “chiuso”. La tolleranza zero ha portato a zero introiti. Almeno noi portavamo qualcosa a Bellinzona e movimentavamo l’economia. Ma alla fine ha vinto la politica dei bigotti e questi sono gli effetti».
«Caccia alle streghe» - Il settore è in crisi e il re è oggi nudo, almeno dal punto di vista economico: «Sono in carenza di beni e vivo con quattromila franchi tra me e mia moglie. È stata una caccia alle streghe, che per me non è ancora finita. Ho ancora dei conti bloccati dai “federali”. Un sequestro che dura da sei anni e non ne arrivano a una». La stessa incertezza - sul ricorso annunciato dalla Procura - ancora esiste per la sentenza che, lo scorso febbraio, l’ha visto uscire assolto dal processo per promovimento della prostituzione.
In futuro «gerenti in fuga» - Il “re dei bordelli”, neppure con qualche anno in meno, investirebbe oggi in un motel come quello che andrà all’asta. «No, anche perché con la legge in vigore dal 1 gennaio ogni gerente sarà responsabile dei 25 franchi che incasserà dalle ragazze come acconto sulle imposte. Andava bene vent’anni fa, ma oggi non più. Perché si vedranno sparire un sacco di teste di legno, messe lì dai veri titolari delle società. Prima se ne andavano le ragazze, in futuro spariranno i gerenti fantoccio. Ma non è solo questo, oggi il Ticino è finito».