Lo scontro tra vertice del Lac e Daniele Finzi Pasca visto dal sindaco Marco Borradori. Che dice: «Alcuni grossi sponsor mi hanno chiesto che sta succedendo»
LUGANO - Iniziamo dagli effetti scenici. «Mi sembra un’uscita curiosa, spiegabile forse solo col fatto di voler buttare un po’ di fumo negli occhi» osserva il sindaco Marco Borradori, accusato dal Plr di Lugano di non essere riuscito a far sedere attorno a un tavolo i duellanti del momento: Daniele Finzi Pasca, da un lato, e la direzione e l’Ente autonomo del Lac, dall’altro. Quest’ultimo presieduto dal municipale Roberto Badaracco, lui pure liberale-radicale... «Credo volessero creare un diversivo in una situazione che sta diventando imbarazzante per loro» aggiunge il sindaco.
Ma dalla cortina di fumo veniamo agli attori della vicenda. La frattura tra Daniele Finzi Pasca e il Lac, secondo lei, è ancora sanabile?
«Oggi la tensione, aggravatasi giorno dopo giorno, tra la Compagnia e la direzione del Lac si è avvicinata pericolosamente al punto di rottura. Secondo me siamo sull’orlo del precipizio e lo dico con un dispiacere enorme».
E dunque?
«Proprio per questa consapevolezza noi, come Municipio e con una decisione condivisa, eravamo pronti a promuovere un incontro, che sarebbe stato il primo, tra le parti. Non come un tribunale che vuole giudicare, ma semplicemente per creare le condizioni affinché si parlassero, anche in modo brusco, nell’ambiente chiuso e protetto di Palazzo civico».
Cosa avrebbe detto loro?
«Avrei chiesto se, al di là delle ragioni di ciascuno, c’era in loro la consapevolezza di un rischio. Quello di inceppare un meccanismo che sta funzionando bene, quello della cultura, del Lac e del piacere che i cittadini provano nel frequentare il centro culturale. Ancora oggi mi chiedo, e chiedo, se non è il caso che tutti facciano un passo indietro».
Qualcuno ha parlato di ingerenza della politica nella cultura…
«Quello tra politica e cultura è un rapporto difficilissimo e sempre sul filo del rasoio. Noi però, come Municipio, con questa “ingerenza” abbiamo voluto lanciare un grido d’allarme. Volevamo, come garanti, dare un colpo di mano. Io detesto essere spettatore che non agisce se vedo un problema».
Perché questa vicenda, a cavallo tra il dramma e la farsa, fa male? E a chi?
«Questa è una storia, brutta, che fa male principalmente al Lac, alla cultura e al gusto del bello della gente, che guarda agli artisti anche come evasione dalle difficoltà della vita. Ma poi fa male anche al Municipio e al Consiglio comunale. E fa molto male alla Città di Lugano...».
In che modo?
«Perché crea un senso di smarrimento nella popolazione. Crea anche un senso di sottile ridicolo, perché questa faccenda alla fine non la capisce nessuno. E il senso del ridicolo è l’arma peggiore per chi vuole male a qualcuno, in questo caso al Lac».
Un ridicolo che ha delle conseguenze concrete?
«Ci sono degli sponsor, e ne abbiamo di importanti, che mi hanno già contattato in modo molto sommesso, e direi con classe, per chiedermi cosa sta succedendo. Anche questo non fa bene».
C’è una tesi, quella dell’Ente autonomo del Lac secondo cui Daniele Finzi Pasca attacca briga per giustificare la decisione già presa di andarsene… Che ne pensa?
«Apprezzo moltissimo la direzione del Lac. Credo che Gagnon e Rifici abbiano fatto in tre anni un grandissimo lavoro. Però trovo che anche loro, e più in generale tutti, dovrebbero capire che ci troviamo di fronte a una Compagnia che magari ha fatto un po’ le bizze… ma che è figlia della città e che alla città ha portato lustro in tutto il mondo. Non siamo davanti a una diatriba di artisti. Ma qui c’è in gioco una Compagnia simbolo di Lugano».
D’accordo, ma nel merito del litigio?
«Secondo me, Daniele Finzi Pasca non voleva cercare un pretesto. Io credo, ancora, nella loro buona fede di voler restare e dare un contributo a Lugano. Sicuramente la questione non è quella degli uffici… Dietro c’è qualcosa di più profondo, che non conosco. Ma posso pensare che un filo di fiducia e amicizia reciproca tra le parti si sia rotto. Finzi Pasca col suo grido pubblico ha voluto manifestare, magari in maniera anche discutibile, questo dolore. Però, secondo me, lui crede ancora molto nella città, come ci credono gli stessi operatori del Lac».
Tutti ci credono, ma la situazione è quella che è…
«Se si vuole bene alla città, un incontro chiarificatore avrebbe permesso di capire che qui in gioco c’è una fetta di credibilità di Lugano. E forse tutti avrebbero fatto un passo indietro».
Ora, invece, tutti sembrano averne fatto uno in avanti…
«È questo il problema».
E adesso dove si va?
«Malgrado tutto mi auguro che ci sia uno spazio di manovra. Ma in questo momento non so dove lo si possa individuare. Una bella storia non può finire così».