Marco Garbani, 54enne avvocato, ha un hobby singolare: quello per i massi cuppellari. Ecco le suggestive immagini che ha scattato nelle sue escursioni
TERRE DI PEDEMONTE – I boschi e le montagne della Svizzera italiana ne sono pieni. Ma spesso passano inosservati. Sono i massi cuppellari, antiche ed enormi rocce incise nell’epoca precristiana, avvolte da muschi, licheni e boscaglia. Tesori nascosti a cui Marco Garbani, un avvocato 54enne di Cavigliano, dedica il suo tempo libero. «Mi concentro soprattutto sull’Onsernone, sulla Valle di Campo, e sulla Valle di Bosco Gurin».
Quella di Garbani, padre di due figli, è una passione che arriva da lontano. Dal suo interesse per la montagna. E per i vecchi sentieri percorsi dai contrabbandieri. A un certo punto, una decina di anni fa, assiste alla conferenza pubblica di Franco Binda, un anziano professore mesolcinese. «È a quel punto che vengo a conoscenza dell’esistenza dei massi cuppellari. La parola cuppellare deriva da “coppe”, in riferimento alla forma di queste incisioni. Binda, con poche parole, è stato capace di trasmettermi la sua passione».
Garbani si muove prevalentemente al di sopra dei 1'800 metri di altitudine. In luoghi isolati e dimenticati. «Fotografo e documento ogni masso particolare che incontro. Queste incisioni avevano un triplice scopo. In alcuni casi servivano come punto di riferimento, in altri per ricordare le costellazioni. In altri contesti, ancora, definivano siti energetici. Non si tratta mai di incisioni casuali. Dietro a ognuno di questi solchi c’è un filo di storia».
Misteri e aneddoti provenienti dal passato. Garbani è consapevole di avere un passatempo quantomeno singolare. «Siamo in pochi a coltivare questo interesse. Fare un’esposizione? Sarebbe bello fare conoscere un simile patrimonio alla gente. Per adesso mi limito a trasmettere la documentazione che raccolgo alla Sezione cantonale dei beni culturali. In futuro, si vedrà».