Era il bar fulcro della movida luganese. Le autorità ne hanno deciso la chiusura anticipata e ora il municipale Roberto Badaracco accusa la legge cantonale sugli esercizi pubblici
LUGANO - Un desolante lungolago e un centro cittadino più triste del solito. Ecco cosa resta - secondo i diversi sfoghi giunti in redazione - della chiusura anticipata del bar Mojito in centro, fulcro della movida luganese.
Abbiamo messo a confronto le foto scattate ad agosto dello scorso anno, con quelle di quest’anno. Le immagini parlano da sole. Tutta colpa della nuova Legge cantonale sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione (LEAR) entrata in vigore da gennaio di quest’anno e che impone una durata massima di tre mesi per strutture di questo genere. «Abbiamo ricevuto diverse lamentele, non lo nego - ammette il municipale Roberto Badaracco a capo del Dicastero cultura, sport ed eventi - ma sia chiaro non è dipeso da noi. Ci siamo dovuti adattare alla nuova legge cantonale e di conseguenza abbiamo deciso di concentrarci sui tre mesi clou legati al Longlake, anticipando a maggio l’apertura del Mojito, sacrificando di conseguenza agosto».
Una scelta infelice considerato il beltempo e il caldo di agosto? «È presto per fare bilanci» - dichiara Badaracco e attacca la LEAR. «A mio avviso la legge cantonale andrebbe modificata perché non è normale che un esercizio come il Mojito, con la sua posizione strategica, resti aperto solo per tre mesi. È appurato che quel bar porta movimento e gente in città, una situazione di cui beneficiano tutti gli altri esercizi pubblici». A dir la verità qualcuno sulla piazza inizialmente aveva storto il naso temendo che il mojito potesse portare via clienti. «È una tesi falsa - aggiunge Badaracco - chi fa l'aperitivo al Mojito poi va a cena a cena nei ristoranti vicini».