Mattia Storni, vice direttore operativo di Locarno Festival, respinge gli attacchi di alcun standisti scontenti per gli scarsi affari alla Rotonda: «Siamo i primi a rischiare, abbiamo costi enormi»
LOCARNO – La polemica sui presunti bassi incassi alla Rotonda del Festival di Locarno sta dividendo i circa 70 standisti della rassegna. Da una parte c'è chi accusa apertamente l'organizzazione di avere fatto false promesse al momento della firma del contratto. Dall'altra, c'è chi la difende, sostenendo che, tutto sommato, gli affari non stanno andando male. Nel mezzo, un dato oggettivo: il costo alto degli affitti, che in alcuni casi supera i 25.000 franchi per i 17 giorni complessivi della manifestazione. «Ci spiace tanto per queste critiche – ammette Mattia Storni, vice direttore operativo di Locarno Festival –. Ci impegniamo tutto l'anno per fare andare le cose bene. Ci piacerebbe vedere tutti felici».
C'è chi vi accusa di avere fatto i furbi e di avere promesso un'affluenza mai verificatasi. Cosa replica?
È una tesi assurda. Sarebbe stupido da parte nostra fare false promesse. Anche perché, organizzando una simile rassegna, siamo i primi a rischiare dal punto di vista imprenditoriale. I costi a nostro carico sono enormi.
Dunque dove sta il problema?
Noi ci siamo basati sulle statistiche degli ultimi anni, sui trend. Poi è normale che le cose, nella realtà, per alcuni possano andare anche diversamente. Fare l'imprenditore implica sempre una buona dose di rischio. A tutti i livelli.
Perché le cose non sono andate bene per tutti?
A noi ufficialmente risulta il malcontento da parte di solamente sei standisti. Li abbiamo incontrati, li abbiamo ascoltati. E le loro argomentazioni non ci hanno lasciato indifferenti. Cercheremo di migliorare. Ma non va dimenticato che c'è anche diversa gente a cui gli affari sono andati bene.
Che influsso ha avuto il clima pazzo di questi giorni in tutto ciò?
Forse può essere comprensibile che una temperatura di 36 gradi non invogli la gente a consumare determinati cibi caldi. Siamo nel campo delle ipotesi. Così come si può pensare che alcuni violenti temporali tengano lontani gli avventori. Insomma, si torna al concetto di rischio. La metereologia fa parte delle incognite da considerare.
Dal punto di vista gastronomico, l'offerta della Rotonda è molto ampia. Forse troppo, a tal punto che qualcuno, piuttosto che assaggiare qualcosa di nuovo, preferisce puntare sul "classico"?
In generale questo aspetto è sempre stato vissuto come una ricchezza. Non è escluso che, in alcuni casi specifici, l'offerta tanto variegata possa risultare uno svantaggio. Qui subentra anche il principio della concorrenzialità. Ci sono tanti stand, uno accanto all'altro...
E alla fine è il consumatore a scegliere...
Appunto. Non bisogna dimenticare, inoltre, che la società sta attraversando un momento non facile dal profilo economico. La gente, tendenzialmente, oggi spende di meno.
Gli affitti sono oggettivamente un po' alti. Prenderete in considerazione l'ipotesi di abbassarli, in seguito a questa mini rivolta da parte di alcuni standisti?
Non è possibile. Come già detto, abbiamo tante spese. Dall'infrastruttura alla sicurezza. Se vogliamo mantenere un determinato standard di qualità, i costi sono questi.
Si sta per aprire l'ultimo weekend della rassegna. Qual è il vostro spirito?
Siamo fiduciosi. Tradizionalmente rende molto, perché la gente ha voglia di vivere per l'ultima volta questa esperienza. Poi i conti, quelli veri, li tireremo a partire da domenica sera.