Una ditta della Svizzera italiana installa una centrale di refrigerazione ad anidride carbonica in un centro commerciale di Pechino. Ecco le foto dell’impresa
CADENAZZO – Sono arrivati applausi anche dalla Panasonic per la posa del mega impianto di refrigerazione prodotto da una ditta ticinese in un centro commerciale di Pechino, in Cina. Si tratta di una centrale ad anidride carbonica (CO2), dalle dimensioni mastodontiche, realizzata a Cadenazzo dalla storica azienda Biaggini. Tio/ 20 Minuti aveva anticipato la notizia qualche mese fa. «Ora la posa del macchinario è realtà – conferma il progettista Luca Rossi –. L’accensione è avvenuta lo scorso 26 giugno, in maniera graduale».
Un progetto innovativo – Lunga 3 metri e 30, alta 1 metro e 90 e larga 1 metro e 20, la macchina si trovava già su suolo asiatico da fine marzo. Era stata, infatti, a lungo esposta alla China Refrigeration Exhibition, un’importante fiera locale. «Tutti la guardavano con interesse – spiega Rossi –. Questa centrale è unica nel suo genere, vale a dire con la tecnologia a CO2 transcritica. Dopo la fiera, è stata trasportata nel cantiere di Pechino, dove è iniziata l’installazione di tutto l’impianto».
Grandi professionisti al lavoro – Rossi sbarca a Pechino il 22 giugno, accompagnato dai colleghi Mauro Gianinazzi e Gianni Visentin. «Il lavoro è consistito innanzitutto nella messa in pressione del sistema. Abbiamo eseguito una serie di operazioni di svuotamento e di riempimento con refrigerante composto da CO2. Parallelamente, abbiamo svolto test di regolazione e diagnostica su tutti gli apparecchi elettrici ed elettronici dell’impianto».
Condizioni proibitive – Rossi e i suoi collaboratori si sono trovati confrontati con un clima avverso. «Con un caldo umido. Fino a picchi di 42 gradi esterni. Ma nonostante ciò, l’impianto funziona regolarmente e secondo i dati di progetto. Con noi erano presenti tre collaboratori della Panasonic e quattro rappresentanti della Eliwell-Schneider Electric, per i dispositivi elettronici».
Il Ticino che fa scuola – Vista l’unicità del progetto, sul posto sono pure arrivati emissari della Panasonic Giappone per visionare l’impianto in funzione. «È stato un grande onore per noi realizzare quest’opera. Lo ripeto, solitamente siamo abituati ad importare dall’Asia. Il fatto che il piccolo Ticino sia riuscito a fare scuola a Pechino ci riempie di orgoglio. Il cliente è rimasto più che soddisfatto dall’esito del lavoro. E continuiamo, in questo periodo, a fornirgli supporto a distanza».