Dopo 43 anni di attività, Walter Keller, curatore dei terreni sui monti di Caviano, va in pensione. L'agricoltura di montagna è sempre più confrontata con una crisi senza precedenti
GAMBAROGNO – E ora chi si occuperà di quei terreni? C'è una certa preoccupazione, nel Gambarogno, per gli appezzamenti situati nella zona dei Cento campi, sui monti di Caviano. Tra poche settimane, infatti, Walter Keller, l'uomo che per 43 anni li aveva mantenuti con cura quasi maniacale, cesserà la sua attività, per raggiunti limiti di età. «Tutte le cose hanno una fine – sostiene –. È arrivato il momento di voltare pagina».
Col fiato sospeso – Keller sostiene di avere individuato un successore. Anche se una conferma definitiva l'avrà solo a breve. «Sempre più terreni agricoli in zone discoste finiscono per essere abbandonati – evidenzia Sem Genini, segretario dell'Unione Contadini Ticinesi –. C'è chi teme che possa capitare anche in questa occasione. Speriamo si possa trovare una soluzione positiva. Anche perché in quella regione c'è un agriturismo da salvaguardare».
Inghiottiti dalla foresta – Gli abitanti della Svizzera italiana hanno sempre meno passione per la terra. È un dato di fatto. Lo si capisce anche dall'avanzata, ormai continua, del bosco. «Oggi – dice Genini – il bosco ricopre circa il 52% della superficie complessiva cantonale. A livello svizzero è un primato».
Le scelte di un secolo fa – Inizialmente la causa di questo boom forestale poteva essere ricondotta alle scelte della Confederazione. Circa un secolo fa Berna aveva deciso di frenare lo sfruttamento delle aree boschive, anche per limitare il rischio di valanghe e smottamenti. Oggi si assiste a un nuovo fenomeno. Quello dell'abbandono dei terreni agricoli d'alta montagna.
Profitto e comodità – «Molta gente non è più interessata a coltivarli – riprende Genini –. E nemmeno a tenerli puliti. Anche perché richiedono tanto sudore. Spesso non ci si guadagna niente, malgrado la politica agricola attuale offra incentivi in tal senso. Una volta c'era una cultura rurale, i terreni venivano mantenuti anche per tradizione e passione. Oltre al fatto che permettevano la sopravvivenza della famiglia contadina».
Figure sempre più rare – Il bosco, di conseguenza, sta piano piano inghiottendo le aree che furono dei nostri avi. «So che il signor Keller nel Gambarogno gestiva prevalentemente terreni di altre persone». «Io ho sempre amato la natura – conferma lo stesso Keller –. Non ho mai avuto un piano B. Capisco che ci possa essere gente che non la pensa come me».
Fatica e bestie selvatiche – Molte volte questi terreni sono raggiungibili solo a piedi. Quindi a fatica si aggiunge altra fatica. Poi bisogna fare i conti con le bestie selvatiche, che spesso creano danni. «Tutti questi fattori demotivano la gente – spiega il segretario degli agricoltori –. È chiaro che in ottica futura vanno ripensati determinati concetti. Da una parte cresce il bosco, dall'altra la cementificazione, mentre il terreno agricolo diminuisce inesorabilmente».
Un futuro incerto – Tra qualche decennio i terreni agricoli di montagna potrebbero sparire. «Sarebbe un danno enorme per la nostra cultura. Lottiamo per invertire la rotta. Ma sinceramente è una battaglia molto difficile».