Per Germano Mattei l'abbattimento di «una pagina di storia di Peccia è una mancanza di rispetto verso le realtà locali». «Impossibile fare diversamente, l'albero era marcio», replicano gli architetti
LAVIZZARA - È amareggiato Germano Mattei e parla di «mancanza di rispetto verso le realtà locali, la sua gente e la sua storia». Per lui, quell’albero - «una pagina di storia di Peccia» - proprio non andava tagliato. La pianta in questione è un esemplare centenario di albero di Giuda, fino a ieri presente nella zona in cui sta sorgendo il nuovo Centro internazionale di Scultura di Peccia.
Già, fino a ieri, perché nonostante le rimostranze di Mattei, secondo il quale il mantenimento dell’albero era possibile e avrebbe qualificato l’entrata pedonale al Centro, l’albero è stato tagliato.
Impossibile trapiantarlo - Mattei aveva chiesto, quale alternativa al suo abbattimento, di trapiantare la pianta in un’altra posizione, ma anche questo, come spiegano gli architetti Michele e Francesco Bardelli, non era possibile: «Ci siamo rivolti allo specialista Antonio a Marca, nominativo suggerito dall’ing. Fulvio Giudici e dallo stesso Mattei. Visionato l’albero, è stato però categorico: il trapianto era impossibile. Oltre ad essere marcio al suo interno, l’albero era troppo vecchio per sopravvivere a un trapianto. Inoltre le radici sono situate in corrispondenza delle condotte della Swisscom, che non possono essere spostate senza causa grossi disagi».
«Il suo mantenimento nella posizione attuale invece avrebbe compromesso l’accesso all'entrata principale alla sala espositiva e al piazzale del Centro ai veicoli pesanti», precisano gli architetti.
Troppo tardi - Una tesi questa non condivisa da Mattei (anche lui, ricordiamo, architetto) che avrebbe voluto partecipare al sopralluogo per mostrare che «il mantenimento era possibile». Per lo studio di architettura, invece, si tratta di una «polemica sterile», anche perché, ci spiegano, «l'apposita modifica al piano regolatore e la domanda di costruzione è stata effettuata tempo fa, e nessuno ha mai segnalato la necessità di salvare l'albero. Mattei avrebbe dunque dovuto agire per tempo e non aspettare l'inizio di un cantiere programmato da ben 18 anni». Per riconoscendo la bellezza dell'albero, l'architetto Bardelli sottolinea infine come la pianta non sia né autoctona o né tutelata, ma semplicemente un esemplare importato.