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MENDRISIOMamma condannata, la lettera alla vittima: «La mia storia serva da lezione»

09.07.18 - 08:28
Bambina maltrattata durante l'affido: dopo il processo, la ex madre adottiva chiede scusa alla vittima. E lancia un appello
FOTO TIO.CH
Mamma condannata, la lettera alla vittima: «La mia storia serva da lezione»
Bambina maltrattata durante l'affido: dopo il processo, la ex madre adottiva chiede scusa alla vittima. E lancia un appello

MENDRISIO - «Il mondo dell'affido in Ticino non funziona». Lo dicono da tempo gli addetti ai lavori. Ma ora la critica arriva da una voce discussa. La mamma del Mendrisiotto condannata a marzo per maltrattamenti su una bimba adottiva di 6 anni – uno dei casi giudiziari più crudi e seguiti in Ticino quest'anno – ha preso carta e penna. E ha inviato a tio.ch/20minuti una lettera indirizzata alla sua vittima (vedi sotto), per scusarsi dell'accaduto e lanciare un appello. «La nostra storia – afferma – deve servire a cambiare le cose».

A cosa si riferisce?

«La sentenza ha definito delle responsabilità, di cui va preso atto. Il giudice ha deciso pene pressoché identiche per la nostra famiglia e per l'assistente sociale e il curatore, che seguivano la pratica. È la prova che la rete dell'affido non funziona». 

Vuole sminuire le sue colpe?

«Al contrario. Dall'epoca dei fatti (2010, ndr.) ho intrapreso una terapia, ho chiesto il divorzio da mio marito (anche lui condannato) e continuo a pensare a ciò che ho fatto. Io sono cambiata, ma il sistema non è cambiato». 

La scarsità delle famiglie affidatarie in Ticino è un problema annoso. 

«Non si risolve chiudendo gli occhi. Io ho avvertito in tutti modi gli assistenti che c'era un problema. La bimba era troppo difficile, io sono esplosa mentre nessuno mi ascoltava. Perché? Per la loro paura di non trovare altre sistemazioni alla piccola».

Ma questo vale per tutti gli affidi. 

«I problemi, forse, sono più diffusi di quanto si pensa. Nel nostro caso, tutto è nato da un errore di valutazione e abbinamento. L'assegnazione è avvenuta in fretta e furia, dopo tre incontri di un'ora appena, pensi. Nessuno ci avvertì delle problematiche della piccola».

E le vostre problematiche, come famiglia?

«Risultammo perfetti ai test. Avevamo due figli, e in seguito ne è nata una terza: nessuno me li ha tolti. Come madre valgo qualcosa, ma sull'affido non sapevo tante cose». 

E ora cosa sa?

«Che non basta commuoversi. Non basta voler fare del bene al mondo. Se avessi affrontato un percorso psico-terapeutico prima, e non dopo l'affido, sarebbero emersi i miei problemi. Anche io, da piccola, ho subito maltrattamenti. E ho sposato l'uomo sbagliato. A quanti capita? Eravamo una famiglia normale. Volevamo fare del bene. Per trasformarci in mostri, serviva un sistema malato».

Ecco il testo della lettera: 

«Dolce piccola bambina,

Quante volte ho pensato a te, ho passato le notti senza dormire sentendomi in colpa per ogni sberla che ti ho dato sul tuo dolce viso... ho dovuto aspettare anni e anni, per poter parlare finalmente dopo la giustizia fatta. Dal primo giorno del'inchiesta ho sentito solievo perché sapevo che quello era solo l'inizio del lungo percorso dove ammettendo davanti alla legge tutte quelle cose inaudibili che ti ho fatto, anche tu finalmente potrai riavere la tua dignità che ti è stata tolta. Ho cercato e ho voluto trovare il modo giusto per chiederti scusa, prima di tutto ammettendo e riconoscendo ogni mio errore, per cercare disperatamente di rimediare le cose. 

Mi dispiace per ogni cosa che ti ho fatto, e per non essere riuscita ad essere quello che desideravo così tanto, ad essere la tua mamma affidataria, di non essere stata in grado di amarti, crederti e trasformare in positivo tutte quelle informazioni brutte che le persone che prima si prendevano cura di te mi riferivano su di te. Eri solo una piccola bambina molto bisognosa, ed io ero sempre meno in grado di vederti come tale, mi dispiace.... l'inconscio mi ha giocato brutti scherzi, e ho cominciato a vederti come un pericolo e una minaccia ai miei figli che erano molto più piccoli.

Vorrei dirti che non è stata colpa tua, non darti le colpe, non dire mai che ti avrei amato di più se tu non avessi fatto o detto delle cose... io non c'è l'ho fatta. È stato un mio fallimento. Tu sei stata vittima. Io colpevole. I bambini non si toccano. E il sistema, la "rete", che è fatta di persone, dovrebbe cambiare. Nel nostro caso, cara mia dolce bambina, la stessa rete è crollata. Le persone facevano le decisioni errate, interpretavano a proprio piacimento, non ascoltavano le mie grida d'aiuto, e non si interessavano di te... invece dovresti essere stata la prima alla quale pensare, tu ed il tuo benessere. Vittime di un sistema, ma anche di una costellazione psicologica mia, che ho avuto modo di capire in terapia durata due anni.

Vorrei dirti quanto sono triste e dispiaciuta per il male che ti ho fatto, soprattutto di quanto sono cambiata, e anche la mia vita dopo questa tragica esperienza. Ho lavorato molto su me stessa, vo voluto capire tutti i perché, che cosa è successo, cosa e quando è andato storto, chi ha contribuito a modo suo a cocteare questa tragedia. E ho capito. Ho aquistato una nuova consapevolezza di me stessa e di ciò che è accaduto.

Al sistema e alla "rete" vorrei aiutare per cambiare in meglio e migliorarsi, onde evitare che altre famiglie affidatarie passano il periodo buio, da sole, abbandonate a se stesse e senza un vero sostegno, tanto promesso al inizio. 
Gli assistenti sociali e i tutori, anche voi avete la vostra responsabillità, ancor di più, vedere con i vostri occhi i vostri protetti... chiamate, chiedete, fatte visite, venite a trovarci, e siate ragiungibili...

Piccola bimba con gli occhi da cerbiatta... povera vittima di una bugia non detta, la bugia che il "papà ti ha fatto le cose vergognose" riferendoti al papà affidatario. Oggi io so che questa cosa tu non hai mai detto, mentre l'assistente sociale a noi ha riferito esattamente così. Da quel momento, da parte mia si è rotta la nostra relazione, e non riuscivo a perdonarti. Anche se tu poverina non lo hai mai detto... ho saputo la verità al processo. E ho avuto la pelle d'oca a sapere questa cosa, perché sei stata duplice vittima, ....così piccola. 

Piccola bimba con gli occhi da cerbiatta... Ti auguro con tutto il mio cuore infranto dal dolore di consapevolezza, di ricordarti sempre chi sei veramente: un anima forte e corraggiosa, una bambina vivace e gioiosa che sta diventando una ragazza splendida, piena di vita, con tante esperienze belle da vivere ancora nella sua vita, con un cuore grande e forte che batte per tutti i bambini stati incompresi una volta come te nel passato.


Perdonami.
Perdonaci».

 

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