Il presidente dell'Associazione orticoltori ticinesi lancia l'allarme sulla situazione produttiva e commerciale del cantone
LUMINO - Non sarebbe tempo di gustare finalmente verdure ticinesi? A lanciare l’allarme è l’Associazione orticoltori ticinesi (OrTI) in prima persona, preoccupata per l’attuale situazione produttiva e commerciale creatasi nel cantone in questo periodo a cavallo tra la stagione primaverile e l’estate.
«Sarà complice il brutto tempo o la congiuntura o altre contingenze, ma sta di fatto che grandi quantità dei prodotti di stagione tipici della nostra regione ristagnano nelle celle frigo o rimangono sui campi», scrive in una lettera il presidente dell’OrTI Andrea Zanini, un fenomeno «che da anni non accadeva già all’inizio della stagione estiva».
Quel poco che trova smercio «lo è a prezzi vigenti negli anni ‘60 del secolo scorso, oggi ben inferiori ai costi di produzione», prosegue Zanini sottolineando inoltre l’effetto negativo che l’aumento degli acquisti oltre frontiera ha avuto sul consumo dei prodotti a chilometro zero. Fattore a cui si sommano i problemi legati all’importazione e alla grande distribuzione. «I nostri colleghi d’oltralpe, che una volta arrivavano sul mercato dopo il Ticino, oggi grazie a costi energetici inferiori ai nostri, riescono a farci una forte concorrenza».
È un dato di fatto che il mondo degli acquisti sia «diventato una vera giungla». E anche il consumatore più attento, nonostante la propria volontà, si vede obbligato ad acquistare prodotti «che hanno fatto più di mille km prima di arrivare nel nostro piatto», riconosce Zanini, ricordando però che spetta anche al consumatore «dare il suo contributo» per garantire quell’autoapprovvigionamento alimentare votato lo scorso anno dalla popolazione.