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CANTONEStazioni di servizio, Unia: «Salari minimi anche in Ticino»

12.06.18 - 16:47
Per il sindacato la decisione delle autorità federali «calpesta la dignità del lavoro in Ticino, che non può essere considerata diversamente dal resto del paese»
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Stazioni di servizio, Unia: «Salari minimi anche in Ticino»
Per il sindacato la decisione delle autorità federali «calpesta la dignità del lavoro in Ticino, che non può essere considerata diversamente dal resto del paese»

LUGANO - La decisione del Consiglio Federale di escludere il Ticino dall’obbligatorietà generale del salario minimo del CCL delle Stazioni di Servizio non è andata giù ad Unia.

Per il sindacato la decisione delle autorità federali «calpesta la dignità del lavoro in Ticino, che non può essere considerata diversamente dal resto del paese e mette in pericolo la coesione sociale del paese, considerando che niente giustifica che al sud delle alpi non vigano le stesse condizioni minime che nelle altre regioni».

Unia fa inoltre riferimento al Rapporto 2017 della SECO “sull’attuazione delle misure collaterali alla libera circolazione delle persone tra Svizzera e Unione Europea”. «A più riprese - sottolinea il sindacato -, il rapporto sottolinea come il Ticino sia il cantone maggiormente sotto pressione, dove sono svolti (e di gran lunga) il maggior numero di controlli. Quasi il 70% dei casi di dumping riscontrati sono in Ticino, oltre che nei cantoni di Ginevra e di Zurigo».

Negli ultimi mesi più di un centinaio di lavoratori e lavoratrici del settore delle Stazioni di Servizio hanno firmato una petizione promossa dal Sindacato Unia per chiedere l’applicazione dei salari minimi previsti inizialmente, pour accettando una loro entrata in vigore progressiva nel corso dei prossimi anni. Il sindacato conferma la sua volontà di portare avanti questa richiesta. «Ne va - conclude - della dignità del lavoro, ne va della dignità del Cantone, ne va della coesione nazionale».

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