I sogni di Leonid Novoselskiy, il russo che porta "scompiglio" nel calcio giovanile ticinese: «Iniziamo a lavorare coi bimbi di 5 anni. Il Team Ticino? Siamo noi»
LUGANO – «Il livello del calcio giovanile ticinese al momento è basso. E io voglio vincere». A sostenerlo è Leonid Novoselskiy, 48 anni, nato a Kiev, ma cresciuto a Mosca. Da circa un anno è presidente del settore giovanile del Lugano calcio. È lui l’uomo finito al centro delle polemiche in seguito alle lamentele di alcuni club italiani. L’accusa principale? Quella di “fare spesa” tra i vivai delle società di confine, in pratica saccheggiandole. «Prima di tutto – fa notare Michele Campana, suo vice – vorrei precisare che i trasferimenti di ragazzini sono possibili entro un determinato raggio di chilometri. Non è vero che non rispettiamo le direttive Fifa. Avete scritto gravi inesattezze».
Si lamenteranno anche Juventus e Milan – Il riferimento è al recente articolo pubblicato da Tio/20 Minuti. Un servizio che ha sollevato un vero e proprio polverone. Inesatto in alcuni punti (e ce ne scusiamo). Ma non nella sostanza. Ancora Novoselskiy: «La Varesina calcio si lamenta? Un giorno, forse, si lamenteranno anche la Juventus, il Milan… Vogliamo crescere. Siamo ambiziosi. E non ci vedo niente di male. Non rubiamo i giocatori ai club italiani. Sono i genitori di questi ragazzi che, vedendo il Lugano giocare così bene nei vari tornei, decidono di affidare i loro figli a noi».
Obiettivo Champion’s League – Insomma, la conferenza stampa di oggi, mercoledì, pomeriggio a Cornaredo non ha fugato i dubbi sulla politica “aggressiva” attuata da Novoselskiy. «Non sono un magnate – dice – , come avete erroneamente scritto. Sono un imprenditore nel ramo dei cosmetici. E amo il calcio». Puntualizzato ciò, l’uomo venuto dall’est rivela i suoi sogni. «Vogliamo rendere il Lugano un club molto importante a livello giovanile. Per avere i giocatori da Champion’s League occorre iniziare a lavorare con i bambini piccoli. Anche di 5 anni. A me non bastano i buoni piazzamenti».
Un progetto d’eccellenza – Sulla serietà del progetto bianconero, nulla da eccepire. Diciassette squadre, dalla scuola calcio all’under 19. Oltre 240 ragazzi coinvolti (tra cui i due figli dello stesso Novoselskiy). Un apparente buon rapporto con gli altri club. Poi, però, ci sono le accuse che arrivano dal Team Ticino, che si occupa di formare il meglio dei calciatori ticinesi a partire dai 14 anni di età.
Il pallone per il bimbo non è più solo un divertimento – Enzo Lucibello, membro di comitato del sodalizio, ancora di recente, durante il programma televisivo Fuorigioco, ha evidenziato come il Lugano si stia muovendo in maniera diametralmente opposta rispetto a quelle che dovrebbero essere le direttive imposte dalla Federazione svizzera, basate sulla formazione e sull’educazione, anziché sul mero risultato sportivo.
Ora si cambia – «Ma il Team Ticino – riprende Novoselskiy – è composto da Lugano, Bellinzona, Chiasso. Il Team Ticino siamo noi. Non questa gente in scadenza di mandato. Fino ad ora si è lavorato in un determinato modo. Adesso si cambia. Lugano al momento è una squadra faro. È un bene che la situazione evolva. Abbiamo un’ottima collaborazione con gli altri club ticinesi».
Staff all’avanguardia – Accanto a Novoselskiy c’è anche Edo Carrasco, responsabile del “calcio dei bambini” in seno alla società bianconera. «A Lugano – sostiene – si sta facendo un lavoro esemplare. Anche dal profilo educativo. Abbiamo uno staff medico, uno psicologo. Ci accusano di avere tanti allenatori italiani, a scapito dei ticinesi. Non è vero. Con 17 squadre da gestire abbiamo bisogno di tanta gente competente. E il bacino nella Svizzera italiana ha limiti numerici».
Una mano al Chiasso – Nel tanto contestato servizio di Tio/20 Minuti, a un certo punto, si faceva anche riferimento all’ipotesi che Novoselskiy avesse, di recente, dato una mano economica al Chiasso nell’ottenimento della licenza per la prossima Challenge League. Forse, ma era una nostra interpretazione, per ottenere qualche consenso in più. Sulla questione, il 48enne replica così: «Mi sembra che questa sia un’informazione di carattere riservato. Comunque io conosco una persona che ha dato una mano al Chiasso. Questo lo posso dire».
I “vecchi” si facciano da parte – Cosa accadrà ora? Dopo la conferenza stampa odierna appare evidente come chi ha gestito il Team Ticino finora venga invitato chiaramente a farsi da parte. O perlomeno a non più intromettersi nel progetto di Novoselskiy, l’uomo venuto dall’est che sogna il grande calcio nella Svizzera italiana.