Cerca e trova immobili

CANTONE«E se negozi e magazzini dismessi diventassero abitazioni?»

28.05.18 - 09:33
L'idea parte da alcuni studenti SUPSI in Architettura d’interni che dal prossimo 8 giugno esporranno in Portogallo
«E se negozi e magazzini dismessi diventassero abitazioni?»
L'idea parte da alcuni studenti SUPSI in Architettura d’interni che dal prossimo 8 giugno esporranno in Portogallo

TREVANO - La mostra “Porto: abitare i piani terra” è il risultato del lavoro degli studenti del IV semestre in Architettura d’Interni della SUPSI (Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana) e degli studenti del Master IMIAD (Master of Arts in Interior-Architectural Design) che culmina con un seminario di quattro giorni in cui gli studenti avranno l’opportunità di riprodurre in scala reale situazioni spaziali che caratterizzano il riuso di vecchi negozi e magazzini chiusi o dismessi in abitazioni. La mostra verrà inaugurata l’8 giugno prossimo presso l’interno di un’ex-magazzino a piano terra a Porto, in Portogallo.

Il tema del semestre, il riuso di spazi a piano terra, è una risposta al problema attuale di diverse città europee: la mancanza di alloggi in affitto a prezzi accessibili. Attraverso la riattivazione e la riconversione di questi spazi, in passato assegnati al commercio, a magazzini, all’industria e attualmente in una condizione di abbandono, si vuole mostrare che è possibile soddisfare in modo esaustivo questa esigenza.

Questa proposta di riattivazione degli spazi al piano terra della città di Porto per uso residenziale deriva dall’iniziativa dell’architetto Joao Machado. È responsabile dell’atelier di progettazione per il Corso di laurea in Architettura d’interni presso la SUPSI dal 2013, dove si occupa dei temi del riuso architettonico. È inoltre membro fondatore del collettivo oitoo di Porto e Lisbona dal 2017.

Secondo l’architetto «questo esercizio intende dimostrare che è possibile, e anche sorprendente, abitare spazi al piano terra non progettati in origine per questo uso specifico; oltre ad accogliere l’occupazione fluttuante di turisti, le città devono anche, e soprattutto, poter offrire condizioni ad essere vissute e curate dalla popolazione locale». Attraverso i risultati dei lavori degli studenti si cerca di sensibilizzare proprietari, inquilini, società civile ed il comune a riflettere su risposte alternative ai problemi delle nostre città.

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
COMMENTI
 
NOTIZIE PIÙ LETTE