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CANTONE«Siamo sicuri, vogliamo diventare il Paese dei furbi?»

23.05.18 - 06:57
A colloquio con Marina Masoni, Ticinomoda, ostile a chi fa di testa propria e non rispetta le regole. «Vanno cambiate, non trasgredite». E su protezionismo e Prima i nostri: «Le barriere portano male»
«Siamo sicuri, vogliamo diventare il Paese dei furbi?»
A colloquio con Marina Masoni, Ticinomoda, ostile a chi fa di testa propria e non rispetta le regole. «Vanno cambiate, non trasgredite». E su protezionismo e Prima i nostri: «Le barriere portano male»

LUGANO - Non c'è come essere onesti: con se stessi, con gli altri, con lo Stato. Non c'è come rispettare le regole, perché «per fortuna viviamo in un sistema democratico, dove le norme che non vanno bene possono essere cambiate. Ma, finché ci sono, vanno seguite. Non possiamo pensare di fare ciascuno quello che vuole e diventare il Paese dei furbi. Invece di importare Giotto e Dante, importiamo le "regole" dei furbetti? Noi, che ci siamo sempre distinti per un sistema basato sul principio della fiducia, dove le regole sono poche e flessibili ma sono sempre state rispettate?».

Alla fine, la ricetta della presidente di Ticinomoda per restare competitivi è di quelle sulla carta semplicissime, e per questo così impegnative da realizzare. Nella sue relazione annuale, presentata ieri pomeriggio all'assemblea al Lac, Marina Masoni racconta di una tendenza di segno positivo: «La disoccupazione è in discesa, l'economia è in crescita», conferma a tio.ch. Eppure «tutto questo sembra dare fastidio a qualcuno».

Presidente, con chi ce l'ha?

«Non ho in mente nessuno in particolare. Mi riferisco a un certo atteggiamento della politica, dell'opinione pubblica, che sembra disturbata quando le cose vanno bene».

Ma le cose vanno bene davvero? La crisi è una menzogna? 

«In questo momento la crisi non c'è. Magari dovrei dire non ancora?».

Perché dunque raccontare una bugia?

«È il frutto di un malessere generalizzato, difficile da interpretare nelle sue cause e nei suoi effetti. Nei confronti del settore moda c'è da sempre un atteggiamento di amore e odio che non si riesce a spiegare. C'è solo da sapere che esiste». 

Però chi non ce la fa c'è. 

«Senza dubbio: quando si parla di produzione tessile e di piccole realtà, il discorso si fa più complesso. C'è chi fa fatica. Così si accusa chi va bene di non avere comprensione per gli altri e si dice che non è vero, che le cose vanno male comunque. Si cerca di convincere l'opinione pubblica che le statistiche mentono. Purtroppo c'è un clima di sfiducia, di sospetto verso le aziende».

Come se lo spiega?

«Qui entriamo in campo filosofico. Il potenziale è perdente rispetto alla realtà. Tutto ciò che non si vede è come se non esistesse. Quello che conta è ciò che si vede: le code sulle strade, i frontalieri... Non sappiamo vedere il buono che c'è al di là delle cose».

A proposito di interpretazioni della realtà, pare che il tessile sia fra i settori con minore carenza di personale. Ma gli esperti lo spiegano con una cattiva notizia: il lavoro è sempre meno, si delocalizza. Come la mettiamo?

«Può darsi sia effettivamente così. Noi però non lo vediamo. Nel metasettore moda i numeri sono in crescita. Ci sono attualmente circa 8mila posti di lavoro, 6mila fra i nostri associati. In questo panorama ampio, c'è chi cresce e si afferma. E per qualcuno è una colpa. È un punto di vista che lascia quantomeno perplessi».

Non sarà che successo è ormai sinonimo di scorrettezza? "Se lui ce la fa e io no è perché lui ha barato"?

«Questo pensiero non è peregrino. Per questo dobbiamo dimostrare di essere corretti. A tal proposito, Ticinomoda ha sottoscritto due contratti collettivi di lavoro, uno nel settore della produzione e uno per gli impiegati di commercio. Ci crediamo: vogliamo essere trasparenti».

Gli abusi però non mancano. Che mi dice di Philipp Plein?

«Non è un nostro associato. Siamo invece in causa con una ex associata che non rispettava il contratto collettivo. Assumeva dipendenti dall'Italia pagandoli meno. In Ticinomoda non c'è posto per chi opera in maniera scorretta. Non posso mettere la mano sul fuoco su tutti e offrire certezze assolute, ma resto convinta che, se esistono, si tratta di casi isolati ed esigui nei numeri». 

Se dunque il problema non c'è, come si spiega il suo appello alla correttezza, che oggi rivolge al settore?

«È una presa di posizione sul caso Philipp Plein. L'approccio di chi crede di poter fare ciò che vuole solo perché paga le tasse non è giusto e non può essere accettato. Bisogna prendere le distanze».

Lei deplora anche l'atteggiamento di chi «accoglie come una notizia positiva la partenza dal Ticino di una grande azienda, vista come un togliere dal nostro territorio un elemento di disturbo". Sia più esplicita.

«Mi riferisco in particolare ad Armani. La sua partenza è stata salutata come un sollievo. Ma il traffico è rimasto, quello che manca sono invece decine di milioni di franchi di gettito ai comuni. Ed era un'azienda che le regole le rispettava».

Non sarà che il Ticino è campanilistico oltre misura?

«Forse sì. Ma personalmente non riesco a spiegarmelo davvero. Faccio fatica a capire questo sentimento».

Non trova che si sia addirittura aggravato?

«Sono d'accordo. Ma non solo da noi. Anche in Europa. Eppure la disoccupazione è ai minimi storici. Ma la paura resta e genera questo».

Come si torna indietro?

«Non si torna. Si esce, prima o poi. Non sappiamo quanto tempo ci vorrà. La strada è ancora lunga. Non voglio essere profeta di sventura, ma le cose possono ancora peggiorare. Si tratta di ideologie che hanno origine negli anni Venti e Trenta dello scorso secolo: sappiamo bene come è finita. Non voglio dire che andrà allo stesso modo anche stavolta, ma certo questo continuo tirar su barriere non porta bene».

Che cosa possiamo fare, nel nostro piccolo?

«Essere corretti. Anche se non fa notizia. Solo le cose brutte fanno clamore».

Prima i nostri?

«Un rimedio peggiore del male. Poi, è chiaro che in democrazia ogni decisione popolare va presa in considerazione. Ma si tratta di false soluzioni, sia pur abbracciate in perfetta buona fede. Il protezionismo, la chiusura sono ricette che non hanno mai portato a grossi risultati. Più utile dimostrarsi corretti nei confronti dei collaboratori. Il resto viene di conseguenza». 

Facile a dirsi: invece spesso si usano due pesi e due misure. E i lavoratori vengono messi gli uni contro gli altri. Un po' della colpa non sarà dei datori di lavoro, invece dei poveri che si fanno la guerra?

«In Ticinomoda lo escludo. A parte il caso che le ho citato, non c'è altro. Le verifiche sono costanti, assieme ai sindacati».

Dunque, la via è semplicemente quella dell'onestà?

«Esatto. Le regole definite dal diritto del lavoro sono buone. Se c'è qualche norma che non va, impegniamoci per cambiarla. Ma non trasgrediamola con la scusa che secondo noi è sbagliata. Diventeremmo il Paese dei furbi. Davvero è questo che vogliamo importare, invece di Giotto e Dante?».

 

 

 

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COMMENTI
 

Fran 5 anni fa su tio
Si, 100'000.00 ma in svizzera interna, anche francese peraltro, non certo qui. Qui 100'000. annui sono quasi roba da allieni oramai. Cmq sia, con isalari ticinesi al ribasso senza fine in un certo modo se la mettono nel de drio da soli. Perchè? Chi paga queste casse malati da salasso ad esempio? Giusto! Il Cantone con i sussidi!! Uno con questi salari, con una piccola famiglia, da solo non riesce semplicemente più a pagare questi importi da fuori di testa. Ecc. Chi paga le imposte? Con salari bassi non paghi più un gran'ché, per fortuna. E nelle casse cantonali e comunali, cosa entra alla fine? Se ci sono solo frontalieri, che non lasciano qui manco il 3.50 per un caffé? Beh, come dici bene, staremo a vedere. Cmq giusto per puntualizzare va detto che non ci sono solo frontalieri mal pagati! Vedi solo i docenti della vicina penisola che sono davvero tantissimi, infermieri, medici, ma anche contabili, ingegneri, è gente che guadagna bene. Le Audi, Mercedes, BMW, Porsche, Jaguar che incontro ogni giorno sulle nst strade, sono, anche loro e tra altro, una prova che c'è anche tra i frontalieri che se la passano alla grande qui da noi. Ah si, ma i NOSTRI non hanno una buona formazione.... Baaah.

F/A-18 5 anni fa su tio
Risposta a Fran
Beh, di gente che guadagna bene c'è n'è ancora, cosa pensi? Il problema è che se questi alzano i tacchi il cantone un qualche problemino in più potrebbe anche averlo, non pensi?

Fran 5 anni fa su tio
Ora speriamo che se ne andrà anche la GUCCI da St. Antonino assieme ad un centinaio di frontalieri: 100 auto in meno mattina e sera sulle strade del Gambarogno... tireremo il fiato!

Bandito976 5 anni fa su tio
In casa MASONI sicuramente la crisi non c'é, nelle famiglie del ceto medio confrontate con lavori precari, disoccupazione, costi della vita sempre in aumento penso che la crisi ci sia, eccome. Senza parlare di un sistema economico che arranca, quante PMI sono fallite o hanno chiuso in Ticino?

F.Netri 5 anni fa su tio
Il popolino, certi discorsi non riuscirà mai a capirli.

GI 5 anni fa su tio
da che pulpito....

Zico 5 anni fa su tio
Essere corretti....puahaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Tato50 5 anni fa su tio
Detto da una che ha portato via un TIR di "faldoni"......................certo che siamo un paese di furbi ;-(

Diablo 5 anni fa su tio
ahahahahahah il bue che da del cornuto all asino....Masoni che parla di furbizia altrui......questo cantone é veramente alla canna del gas...

Mirketto 5 anni fa su tio
Ricordiamogli alla Signora che il settore che lei difende porta solo frontalieri con paghe basse e aziende che pagano una bazzecola di tasse e aziende che evadono il fisco. Non fate i furbi VOI....

F/A-18 5 anni fa su tio
Risposta a Mirketto
Va beh, mi pare che Armani a Mendrisio pagava milioni di tasse all'anno, la domanda che dobbiamo farci è puntare su poche aziende che pagano milioni ma con manodopera estera oppure il niente assoluto perché una azienda che riesce a dare paghe di cui poter vivere c'è ne saranno sempre meno. La nostra politica va in questa direzione, io ho una azienda che da ancora queste paghe ma che durerà fin che durerà, via queste aziende io penso che rimarrà ben poco per i nostri giovani, in Ticino lo ripeto da anni, la vita è troppo cara e la gente dovrà emigrare.

Fran 5 anni fa su tio
Risposta a F/A-18
Infatti. I nst giovani già studiano oltre Gottardo e a fine studi restano li. Mia figlia sta facendo la stessa cosa. E io una volta in pensione mi trasferisco in Spagna. Qui non arriverei a metà mese con l'AVS. Vedrete che tra qlc anno il Ticino dovra chiudere battenti. E diventare Italia.

F/A-18 5 anni fa su tio
Risposta a Fran
Come volevasi dimostrare....., molti miei conoscenti, più furbi e coraggiosi di ne questa decisione l'hanno già presa, molti altri si stanno convincendo e badate bene, è tutta gente da 100'000.- franchi e rotti di tasse all'anno, quindi tutti soldi che mancheranno......, staremo a vedere....tempo ancora qualche anno.

roma 5 anni fa su tio
Non facciamo i furbi? Ueila, VILLALTA.

Evry 5 anni fa su tio
Finalmente che si inizia ad intraprendere qalcosa, avanto sotto il segno "IMPRENDITORI"
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