Chi dice Sì. Il medico di valle Beppe Savary, che è stato co-presidente del progetto, spiega perché è un'occasione da non mancare
RUSSO - È un medico che giornalmente misura il polso di chi abita in valle. Ma è stato anche capo del servizio ambulanza del Locarnese. Il dottor Beppe Savary conosce bene la dinamica città-montagna e del progetto Parco nazionale è stato il co-presidente.
Cosa replica a chi sostiene che il Parco è un lusso per ricchi?
«Scherziamo! È semmai l’esatto contrario. Il Parco è una necessità per i poveri. Viviamo in una valle strapovera dove l’unico capitale è la natura che dobbiamo proteggere».
In cosa il progetto è innovativo?
«La novità assoluta, che rende questo parco unico, sta nella suddivisione in zone. Una centrale con un 28% di area protetta e il rimanente di zona periferica dove possono continuare tutte le attività odierne».
Se parco fa rima con turismo dove sta la tutela della natura?
«Vogliamo un turismo a misura d’uomo. Come piace a noi, fatto di gente che cammina. Se poi vorranno fermarsi a passare la notte, beh, tanto di guadagnato. Non cerchiamo certo il turista mordi e fuggi che lascia solo rifiuti in valle».
Camminatori, ma non liberi di muoversi ovunque...
«Nella zona centrale il turista dovrà restare sui sentieri. Ma è anche meglio visto il terreno impervio».
I contrari dicono: vogliono privarci della libertà. Cosa replica?
«Ho chiesto a varie persone ma non hanno saputo rispondermi quale tipo di libertà. In realtà è un Parco voluto da noi e Berna ci ha concesso delle deroghe. C’è anche la bella idea di essere il primo Parco transnazionale con la Valle del Bagni che dal punto di vista orografico fa parte dell’Onsernone».
È davvero un territorio così speciale?
«Certo. L’idea era di andare dalle Isole di Brissago al ghiacciaio del Basodino. Non c’è, a mia conoscenza, un altro luogo al mondo che in un territorio così ristretto racchiuda una tale varietà...».
Attorno al progetto è in atto una guerra?
«Non è una guerra, ma la posta in gioco è elevata. Perché è un treno che passa una volta».
E come convincere i cacciatori?
«Una ventina di cacciatori favorevoli, tra cui anche Vasco Gamboni, con le sue 45 patenti, sono usciti allo scoperto. La loro rinuncia è molto limitata perché nella zona centrale un 40 per cento è già oggi riserva di caccia. E poi ricordo che i cervi più belli si trovano in Val Trupchun appena fuori dal Parco nazionale svizzero. Ogni tanto escono dalla zona protetta per la gioia dei cacciatori grigionesi. Le zone centrali saranno una specie di vivaio per la selvaggina. Visto che mancano i camosci...».
Cosa cambia senza Parco per la ricchezza della natura?
«Di sicuro col Parco nella parte protetta non avremo più l’invasione dei fungiatt predatori, quelli che lasciano rifiuti e distruggono tutto ciò che non raccolgono».