Dopo aver realizzato il tunnel del Ceneri, un'azienda italiana ha licenziato tutti i suoi dipendenti in Ticino. Che aspettano ancora i salari di dicembre. L'Ocst lancia l'allarme
LUGANO - Il volto di Duccio Astaldi, un signore in giacca e cravatta con un casco da operaio in testa, è comparso due volte nei tg ticinesi. La prima a luglio, quando ha consegnato il tunnel del Ceneri ad Alptransit, come presidente del consorzio italiano che ha eseguito i lavori. Lo stesso filmato è stato poi ripreso dai notiziari il mese scorso: il manager è stato arrestato il 13 marzo per corruzione in Sicilia.
Tutti licenziati - Nel frattempo che ne è stato dell'azienda che ha realizzato l'opera del secolo in Ticino? Il gruppo presieduto da Astaldi, la Condotte Spa, ha continuato a lavorare tramite la sua succursale di Lugano. Una trentina di dipendenti – tutti residenti – sono stati impiegati nel cantiere del nuovo tunnel dell'Albula. Nelle settimane precedenti all'arresto sono stati licenziati e riassunti da un nuovo consorzio (Porra) a cui Condotte ha passato i lavori. Ma aspettano ancora gli stipendi del mese di dicembre e le tredicesime.
La denuncia del sindacato - Nei giorni scorsi l'Ocst ha presentato precetti esecutivi per circa 90mila franchi agli avvocati dell'azienda, a nome di sei lavoratori. «Stiamo preparando quelli degli altri 24» spiega il sindacalista Marco Rocca. In totale si parla di oltre 400mila franchi arretrati. «Gli uffici dell'azienda ci rimbalzano. Dicono che i soldi sono bloccati per via della procedura giudiziaria». Anche noi abbiamo provato a parlare con l'azienda. Dopo aver chiamato invano tre numeri ticinesi, un centralino di Roma ci ha girato verso una linea che suonava a vuoto.
«Dove sono finiti i soldi?» - Resta senza risposta, dunque, la domanda più importante. Dove sono finiti i soldi – 1 miliardo e 71 milioni di franchi – pagati da Cantone e Confederazione all'azienda per il tunnel del Ceneri? E gli anticipi della seconda mega-commessa (225 milioni di franchi) per il tunnel dell'Abula? Nonostante i guai giudiziari, il gruppo si è aggiudicato anche nuovi appalti, come quello per il rinnovo della base militare del Ceneri (10 milioni). Al riguardo il consigliere nazionale Fabio Regazzi (Ppd) ha presentato due interrogazioni al Consiglio federale. «A noi quello che preme, ora, è tutelare i lavoratori. Che rischiano ancora una volta di fare le spese di una gestione scriteriata - conclude Rocca -. Parliamo di un'azienda di successo, a cui le risorse non mancano. Ma non capiamo dove siano finite».