Il direttore dell’Eoc Giorgio Pellanda demolisce la proposta di governance lanciata dal Cardiocentro. «Abbiamo bisogno di medici che dirigano e non di chi occupa sedie»
LUGANO - Dunque, direttor Pellanda, è vero come sostiene il sindaco di Lugano Marco Borradori su LiberaTv che l’Ente ospedaliero cantonale (Eoc) sta confondendo le acque e facendo il gioco delle tre carte con il Cardiocentro?
«Assolutamente no! - afferma Giorgio Pellanda, direttore dell’Eoc -. Abbiamo informato il municipio compiutamente prima di Natale sul modello di collaborazione che avevamo proposto. Modello scaturito da quel rapporto dei medici primari che hanno lavorato tre mesi per discutere i potenziali scenari di sviluppo di questa collaborazione. E avevano concluso che lo scenario migliore non era di andare avanti così, ma di cercare delle potenziali sinergie tra Cardiocentro ed Ente su diversi mandati di prestazione non solo di cardiologia o cardiochirurgia».
Borradori, che si esprime come membro del gruppo “Grazie Cardiocentro”, giudica irrispettoso da parte vostra non esservi espressi nel comunicato stampa di ieri sulla proposta di governance formulata dallo stesso Cardiocentro. Cosa pensa di questo “consiglio d’istituto”?
«Penso che, citando Fantozzi, questa sia una boiata pazzesca. Lo scriva pure. Si vorrebbe inserire - non abbiamo ricevuto, ma ho letto questa proposta - una sorta di consiglio di fondazione sotto il consiglio di amministrazione del Cardiocentro. Non abbiamo bisogno per garantire l’autonomia di un consiglio di fondazione. Serve invece un consiglio di direzione operativo, ma fortissimo, formato dai medici stessi che vanno a dirigere questo Cardiocentro. Con il nostro modello, che è quello dello Iosi, noi abbiamo garantito questa autonomia, che è un’autonomia clinica, gestionale. Evidentemente non può essere un’autonomia finanziaria, perché se sono inquadrati nell’Ente devono rispondere al quadro che è dato dalla legge sull’Ente, che beneficia anche della garanzia finanziaria dello Stato».
Lei, prima ha citato il modello applicato allo Iosi. E lo Iosi funziona...
«Per questo dico che la governance proposta non può esistere in un’azienda normale, che funzioni. Perché non riesco ad immaginare come un consiglio d’amministrazione, che deve rispondere ad una legge e al suo proprietario che è il Cantone, possa lasciare ad una sua nuova entità operativa qualsiasi margine di apprezzamento e di manovra. Non esiste».
Quali altre pecche intravede nell’idea proprosta?
«Il fatto che questo consiglio d’istituto, che è la bella o la brutta copia dell’attuale consiglio di fondazione, secondo me, mette in cattiva luce la capacità e il potenziale dei medici. Per il Cardiocentro abbiamo bisogno dei medici e non di chi occupa le sedie. Ma cosa ci farebbe, come propongono, il rappresentante del municipio di Lugano in un’azienda? E quello del Cantone, quando il Cantone ha deciso che gli ospedali sono attribuiti come mandato all’Eoc? E poi chi nomina i quattro rappresentanti del Cardiocentro? Io non so chi fa in realtà il gioco delle tre carte. Sicuramente non l’Ente».
L’impressione che passa, da queste critiche, è che se il Cardiocentro finisse nell’orbita dell’Eoc funzionerebbe meno bene…
«È quello che vogliono farci credere. Secondo me funzionerà meglio. Perché nel panorama svizzero vent’anni fa c’erano 5-6 cardiocentri. Erano quelli degli ospedali universitari. Oggi ogni cantone, in pratica, ha il proprio Cardiocentro. Quindi questa competizione è più agguerrita e la medicina è cambiata col progresso medico. Ma il futuro va sempre di più sul mini-invasivo e l’ambulatoriale. Ci sarà una pressione sempre più forte sui costi e le tariffe che scendono. E questo metterà in difficoltà una dimensione che è piccola. Tutti in Svizzera si stanno adoperando per fondere e mettersi assieme. Qui, invece, si paradossalmente c’è una spinta a voler rimanere separati e divisi. Ma divisi siamo fragili».