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MONTECENERICristo si è fermato al Touring club di Rivera

21.03.18 - 07:02
Si ispirano ai dodici apostoli, rifiutano la tradizione della Chiesa e fanno tappa nei villaggi della Svizzera. Ma non tutti i preti sono contenti
Cristo si è fermato al Touring club di Rivera
Si ispirano ai dodici apostoli, rifiutano la tradizione della Chiesa e fanno tappa nei villaggi della Svizzera. Ma non tutti i preti sono contenti

MONTECENERI - Non attirano le folle come il protagonista del loro libro. Ma i tempi non sono più quelli della Galilea di duemila anni fa. E se anche i luoghi di culto ufficiali sono talvolta deserti, è quasi normale che per annunciare il “Vangelo di Gesù” possa bastare una sala conferenze del Touring Club a Rivera. Ad attirare l’attenzione, in un annuncio apparso ieri sui giornali, non è però tanto il nesso tra fede e motori...

Mi chiamo Franco - Incuriosisce piuttosto la paternità dell'iniziativa. Perché è una storia fuori dal tempo, come racconta l’uomo dall’altro capo del telefono: «Mi chiamo Franco Grünig, non ho problemi a dire il mio nome». Non si nega come il capo degli apostoli messo alle strette la vigilia di Pasqua e anzi racconta la sua insolita missione di apostolato slegata dalle Chiese ufficiali. «Siamo -spiega - un gruppo cristiano che cerca di seguire le orme di Gesù e portare la sua parola in giro per la Svizzera e il mondo. Abbiamo lasciato il nostro lavoro e svolgiamo questa missione a tempo pieno».

Pescatori ieri, ingegneri oggi - Pietro era pescatore, Matteo esattore delle tasse e Franco è… o meglio era, un ingegnere elettrotecnico. La folgorazione l’ha avuta anche lui. Un po’ come San Paolo sulla via di Damasco: «Qualcosa del genere - commenta Grünig -.  Sono cresciuto con questa fede e col tempo ho capito che Dio aveva un altro piano per la mia vita». Premette di non aver fatto studi teologici: «Confidiamo che Dio sappia quello di cui la gente ha bisogno e ci possa dare la forza di pensiero necessaria». Girano la Svizzera a coppie, come facevano gli stessi apostoli: «Non lo faccio da molto, è il mio sesto anno - spiega-, ma per il mio collega è già il ventesimo. E ce ne sono altri in Svizzera che lo fanno da 40-50 anni».

Niente web siamo antichi - Non hanno una “ragione sociale” da mettere sul registro di commercio, non sono loro a pubblicare i manifesti coi messaggi biblici che spesso si osservano lungo le strade, non amano molto la comunicazione via web: «Non abbiamo un sito, perché dovremmo darci un nome. Gesù non ha dato un nome ai suoi. Quando visitiamo un villaggio, cerchiamo una sala e poi invitiamo le persone con volantini o annunci sui giornali».

Un tetto da Lazzaro - Non attirano le folle, perché fare l’apostolo in una società sempre più - talvolta a giusta ragione - malfidente non deve essere semplice. Ma, come spiega Grünig, si accontentano dei piccoli numeri: «Ci seguono in pochi, ma sono cari. È anche giusto così. Gesù ha detto che sono in pochi a seguire la via giusta». E il pane? «Non abbiamo uno stipendio e non chiediamo soldi per la nostra evangelizzazione. Ma chi ci segue già da anni a volte ci invita a vivere con loro. Come faceva Gesù che andava da Maria o da Lazzaro. Per me è un miracolo che nel mondo d’oggi si possa vivere come ci ha insegnato».

Il gregge del vicino - Un ultimo capitolo è quello dei rapporti con i sacerdoti della Chiesa cattolica. «A volte incontriamo qualche prete poco contento del fatto che sconfiniamo nel loro gregge a cercare le pecorelle - ammette Grünig -. Ma proprio per questo affittiamo delle sale o andiamo in scuole o ristoranti. Per non sconfinare. Alla base siamo tutti cristiani, ma nelle Chiese c’è tanta tradizione che non appartiene alla Bibbia. E noi vogliamo sottolineare questa differenza».

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