127 voci critiche sulla rete tranviaria, ma l'avvocato Claudio Cereghetti esperto di pianificazione ribatte: «Non stupiamoci, era un numero prevedibile. Possono servire anche a migliorare il progetto»
LUGANO - Mancano in teoria meno di dieci anni alla messa in esercizio della rete tram del Luganese. In teoria, perché il progetto, i cui lavori dovrebbero partire nel 2020, deve ancora sciogliere il nodo più intricato. Quello delle opposizioni - 127 - che hanno letteralmente coperto la scrivania dell’Ufficio federale dei trasporti a Berna. Il progetto - cui Tio/20minuti dedica oggi un approfondimento - rischia di deragliare per l’alto numero delle voci contrarie?, si chiede il cittadino della strada.
«Mi stupisce questo stupore» afferma l’avvocato Claudio Cereghetti, titolare di uno studio di Lugano specializzato nelle procedure speciali per grandi impianti come autostrade, strade e, appunto, ferrovie. Una quindicina delle centoventisette opposizioni sono state presentate dal suo stesso ufficio. Ma alcune considerazioni ci tiene comunque a farle. «È semplicemente la cosa più normale del mondo che una rete di tram che passa da un comparto urbanizzato e attraversa terreni edificabili, possa incontrare un tale numero di opposizioni. Chi è toccato fa semplicemente valere i propri diritti. E aggiungo che dal numero non si può neppure dedurre che il progetto sia buono o cattivo. L’aspetto centrale è se sono risolvibili e, secondo me, molte lo sono» dice Cereghetti.
L’esperto di pianificazione ribalta la prospettiva del problema: «Molto dipenderà anche da quanto l’autorità era pronta a ricevere questo numero di opposizioni. Se per qualche strano motivo ne aspettavano un numero esiguo, però non credo, sarebbe un problema, ma se sono pronti le affronteranno». Ma i tempi si allungheranno? «Solo se si dovesse entrare in una logica di cambiamento di tracciato» dice Cereghetti. Che aggiunge: «Ma non ho motivo di ritenere che ciò avverrà». La zona industriale di Bioggio-Manno non è una pianura agricola negli Usa, scherza l’avvocato: «Perciò il problema non è il numero, ma la sostanza. Dopo di che se l’autorità affronta in modo serio il problema non si dovrebbe perdere troppo tempo. Ma poi lo stesso concetto di perdere tempo è sbagliato. Una contestazione può contribuire anche a migliorare un progetto».