Michela e Umberto Zinetti ci aprono le porte della fattoria in cui le bestie vivrebbero nella sporcizia e al gelo. E raccontano la loro verità: «Questi terreni sono ambiti»
CLARO – «La realtà è che qualcuno vuole farci sloggiare da qui. Perché questi sono terreni bonificati, appetibili e interessanti». Michela Zinetti, 51enne di Claro, è la proprietaria della fattoria finita sotto accusa in seguito a una segnalazione fatta al veterinario cantonale. Mucche nel fango e al gelo, ma secondo l’autorità statale non c’è alcun maltrattamento. Questo riportava un recente articolo di 20 minuti/tio.ch. E noi in quella fattoria, situata ai bordi della ferrovia, in via Boscerina, ci siamo andati di persona. Per vederci chiaro. Anche perché il nome della famiglia Zinetti non ci era nuovo. Infatti, nella prima metà degli anni 2000 questa famiglia era stata al centro di una lunga vicenda, culminata con uno sfratto. «Triboliamo da una vita – dice Umberto, 84 anni, padre di Michela – la burocrazia e la cattiveria ci hanno messi più volte in ginocchio».
Una vicenda controversa – Forse qualcuno se la ricorderà, la storia della Masseria alla Boscerina. Una fattoria, situata su un terreno di proprietà del Patriziato, tra le più produttive della Svizzera italiana. Ma in cui, a un certo punto, gli animali iniziarono a morire. Colpa, probabilmente, dell’inadeguatezza dell’infrastruttura. La famiglia Zinetti, all’epoca, puntò il dito contro il Patriziato, che respinse ogni accusa. Sulla vicenda scorsero fiumi d’inchiostro. Il risultato? Lo sfratto, nel 2006, per Michela e Umberto, che si ritrovarono a dovere ripartire da zero, su un terreno situato a poche decine di metri. Quello su cui oggi sorge la fattoria incriminata.
Ripartiti da zero – «Ci siamo presi tutte le colpe – sospira Michela – ma non abbiamo mollato. Abbiamo rimesso in piedi una nuova stalla e una nuova casa. Senza alcun aiuto esterno. Ho pure dovuto vendere una collana per pagare le sementi». Oggi gli Zinetti hanno circa venticinque mucche nutrici. Producono carne da macello. Niente più latte. «E a me viene il magone – ammette Michela – perché alle bestie ti affezioni. Per il resto, abbiamo qualche cavallo, qualche pecora. E coltiviamo mais. Qui ci sono circa 150'000 metri quadrati di terreni. Sussidi agricoli? Riceviamo solo i pagamenti diretti».
Forti piogge e stalla confortevole – Il presente di Michela e Umberto è quasi più tormentato del passato. Alcune immagini, scattate da un anonimo di recente, e inviate anche alla redazione di 20 minuti/tio.ch, suggeriscono una situazione precaria. Il veterinario cantonale, da noi contattato, ha smorzato i toni, riferendosi a problemi puramente strutturali. «Ma noi – si difende Michela – abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare. Abbiamo pure messo il cemento davanti alla stalla. A gennaio ci sono state forti piogge. Si è creato tanto fango. La stalla è confortevole, ma che colpa ne abbiamo noi se le mucche preferiscono starsene all’aria aperta sdraiate nel fango? Sarebbe maltrattamento questo?»
Sorprese notturne – Sono incavolati neri, gli Zinetti. E raccontano la loro verità. Papà Umberto riprende: «Ora i criteri per la qualità della carne sono rigidissimi. Dobbiamo rispettarli per forza. Non ci passa neanche per la mente di trasgredire. Il problema è che diamo fastidio a qualcuno». Il tono dell’anziano agricoltore si fa cupo. «Già da qualche tempo qualcuno viene di notte e ci apre i recinti, cercando di farci scappare le bestie. E poi anche questi controlli a sorpresa... Non è normale. Ci trattano come delinquenti».
Bocconi amari – Michela ammette di essere stanca. Soffre di un dolore al braccio, dovuto a un incidente avuto nel 2010. Da allora fa il doppio della fatica ad affrontare le sue giornate. «La burocrazia è tanta. E non abbiamo neanche il computer. Dobbiamo fare tutto a mano. Nella vita abbiamo dovuto mandare giù tanti bocconi amari. Una volta ci è pure stato recapitato un proiettile di pistola in una busta. È triste constatare che qualcuno cerca di farti del male di nascosto, nell’ombra. In fondo meriteremmo un po’ di rispetto. Anni fa, quando c’erano i progetti di costruire nella zona campi da golf e un hotel a cinque stelle, io sono stata l’unica a oppormi. Se oggi ci sono ancora terreni agricoli qui, è grazie a noi».