Il direttore RSI Maurizio Canetta commenta il risultato della votazione su No Billag. E assicura: «I cambiamenti non mancheranno»
COMANO - «Se da parte nostra c’è stato un errore, è stato di aver troppo spesso pensato che fosse semplice riuscire bene nel nostro lavoro, quindi adempiere alla missione di servizio pubblico». Così Maurizio Canetta, direttore RSI, che poco fa ha preso posizione sul risultato della votazione federale sull’iniziativa popolare No Billag. Una votazione in cui i cittadini hanno bocciato la proposta di abolire il canone radiotelevisivo, ma non senza criticare l’operato della SSR. «Ci vogliono ascolto e dialogo» ha sottolineato Canetta.
A Comano la soddisfazione per il “no” popolare non manca. Tantomeno per quello espresso dai cittadini ticinesi, che viene definitvo come «una dimostrazione di ragionevolezza». Il direttore RSI ha dunque affermato che «tutta la Svizzera ha detto forte e chiaro di volere un sistema mediatico radiotelevisivo basato sul servizio pubblico, sulla solidarietà fra le regioni, sulla cooperazione tra pubblico e privato».
Per la SSR, quindi anche per la RSI, la discussione sul proprio futuro non si conclude comunque con la decisione di oggi. «Questo voto non è e non sarà mai un assegno in bianco né per la SSR né per la RSI - ha assicurato Canetta - sappiamo che la rivoluzione digitale è in atto, ci stiamo lavorando». E l’intenzione è di dare ascolto alle richieste di cambiamento avanzate anche nel corso del recente dibattito in vista delle votazioni.
Non si parla però soltanto delle richieste provenienti dai cittadini. Dal prossimo anno la SSR dovrà infatti fare i conti anche con un problema finanziario dovuto alla mancanza di un centinaio di milioni. «Un problema determinato dal calo degli introiti pubblicitari e dalla limitazione a 1,2 miliardi di franchi della quota annuale del canone versata alla SSR». È su questa base che l’azienda intende dunque lavorare «per definire il nuovo modo di interpretare, condurre e praticare il servizio pubblico».
Ma cos'è il servizio pubblico? Negli scorsi mesi se n’è discusso molto, anche suscitando perplessità sugli importi spesi per i diritti radiotelevisivi sullo sport e sui costi di produzione di serie televisive. «Quella sul servizio pubblico è una discussione enorme, che si sta portando avanti in tutta Europa» ha detto Canetta. «Credo comunque che sia la qualità di essere a disposizione di tutti i pubblici, con la messa in pratica dei valori stabiliti dalla concessione. La capacità di fornire al pubblico gli elementi per formarsi un’opinione». E non solo: «La concessione prevede che il pubblico sia anche intrattenuto, quindi anche l’intrattenimento, la cultura e lo sport sono parte del servizio pubblico».