Uno studio mostra che chi proviene da contesti familiari difficili è più incline a beneficiare di aiuti sociali
BELLINZONA - I giovani che attualmente beneficiano dell’aiuto sociale nella maggior parte dei casi non hanno un diploma di studio di livello post-obbligatorio. Inoltre, gran parte di loro proviene da contesti familiari economicamente, e a volte anche socialmente, molto svantaggiati. È questo il quadro che emerge da uno studio commissionato dal Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS) e condotto dal Centro innovazione e ricerca sui sistemi educativi della SUPSI (CIRSE).
Osservando l’evoluzione della proporzione di coloro che, da minorenni, beneficiavano di aiuti sociali come membri di famiglie in assistenza e quella attuale di chi ne è titolare, lo studio rileva come nella maggior parte dei casi il compimento della maggiore età ha comportato la necessità di richiedere un aiuto individuale. Il fatto di ricevere prestazioni sociali già prima del 2010, quindi in famiglia, predice fortemente il fatto di fruirne successivamente da titolare. Tradotto in poche parole, chi proviene da contesti familiari economicamente difficile è più incline a beneficiare di aiuti sociali.
Differenze si notano anche nel ciclo di studi successivo. Oltre la metà di questi giovani (55%) non ha, a tutt’oggi, conseguito alcun titolo di studio dopo la scuola media. Pochissimi hanno iniziato una scuola medio-superiore e praticamente nessuno l’ha terminata.
Per la maggior parte di questi giovani adulti, dunque, il ricorso all’assistenza sociale non sembra essere unicamente il frutto di scelte formative sbagliate, quanto piuttosto il proseguimento di una traiettoria di vita che, già dall’infanzia, li vedeva fruitori indiretti di sostegno sociale, o comunque in situazione di disagio economico.