Un nuovo tipo di discriminazione si affaccia sul mondo del lavoro: quello legato all'età (e alle nuove tecnologie). Ne soffre il 22% degli svizzeri, percentuale più alta in Europa
LUGANO - Una volta superati i cinquant'anni, a metterci in proprio non ci pensiamo più. Neanche uno su dieci ha voglia di reinventarsi con un'attività autonoma, ormai considerata un ripiego invece di un'ambizione. Perché arriva un momento in cui, giocoforza, ci si convince di non avere più grosse opportunità. E non per mancanza di buona volontà, né di competenze; ma per decisione in qualche modo altrui. L'esperienza accumulata porta a malincuore a riconoscere che, giunti a un certo momento della vita, l'età diventa un fattore forte di discriminazione.
In ufficio non siamo tutti uguali - Come l'esser uomo o donna, bianco o nero, cattolico o musulmano, più o meno riconosciuti come motivi di disparità di trattamento in ufficio. In Svizzera, la vera ragione per cui si è tagliati fuori pare invece essere anagrafica.
Un ostacolo all'avanzamento professionale - Non basta destreggiarsi con Whatsapp, navigare su Facebook, ormai più usati dai "vecchi" che dai "giovani". Secondo l'indagine condotta fra 9'908 lavoratori in Europa, il 22% degli elvetici sente che, a prescindere da tutto, l'età è un ostacolo sul posto di lavoro: la percentuale più alta, a fronte di una media del 18% che scende al 13%, per esempio, in Germania. Nella Confederazione, invece, è considerata addirittura il deterrente principale all'avanzamento di carriera, preclusa più per via dell'anno di nascita che della situazione familiare o la mancanza di qualifiche.
Il gap generazionale si allarga - Un problema finora sfuggito davanti a quello di genere, segnalato come il più urgente da risolvere. Il progresso tecnologico e le differenze di approccio, con il divario che si crea fra nativi digitali e chi, invece, a uno smartphone si è dovuto avvicinare piano piano, rischiano di allargare il gap generazionale e portarlo alla ribalta con prepotenza, nell'immediato prosieguo.
Un tema sempre più attuale - Non è una sorpresa per Andrea Martone, docente alla Supsi, che giusto tre mesi fa si è recato a Bellinzona per sensibilizzare i dirigenti cantonali sul tema della diversità nella gestione delle imprese. «Oltre a quella legata alla personalità del singolo, alle differenze di genere, etnia, religione, capacità, ultimamente si fa sempre più strada quella che si associa all'età. Si tratta di un tema molto attuale: con l'allungamento dell'età lavorativa, che ormai copre cinque generazioni, si va dal ragazzo che usa whatsapp all'adulto che fatica a usare la mail».
Il disagio è anche psicologico - Ecco che, senza arrivare a essere un vero e proprio impedimento più o meno dimostrabile, resta comunque un disagio: fra chi ha oltre 55 anni, dichiara di soffrirne addirittura uno su due, che si sente da meno e, soprattutto, lasciato in disparte.