Ipus è fallita. Ma altri istituti para-universitari sono pronti ad accaparrarsi gli studenti truffati. Uno è guidato da un docente già condannato in Italia
LOCARNO/CHIASSO - Pochi lo sanno, ma a Locarno ci sono una quarantina di studenti che pagano 23mila franchi l'anno per studiare medicina e odontoiatria, in un piccolo ufficio sopra la Posta in piazza Grande. Sono italiani, ma il loro titolo verrà riconosciuto – una volta laureati – soltanto in Bosnia Erzegovina. A Chiasso invece, a maggio ha chiuso i battenti l'istituto Ipus, i cui vertici (arrestati) sono accusati di truffa: secondo la Procura, avrebbero promesso agli studenti delle lauree inesistenti.
La lente del Decs - Un caso unico? «Sul territorio sappiamo che operano alcuni istituti in convenzione con università dell'Est. Si tratta di realtà puramente commerciali, non vietate dalla legge, ma non certo benvenute» spiega il consigliere di Stato Manuele Bertoli. Il Cantone «monitora costantemente l'apertura e chiusura di questi istituti – prosegue Bertoli –. Laddove emergano elementi sospetti, li segnaliamo al Ministero pubblico».
Il dopo Ipus - A occhio, gli elementi sospetti non mancano. Pochi giorni dopo il fallimento di Ipus, a giugno, in via Vela a Chiasso ha aperto un nuovo istituto: stesso ufficio, stessi professori dell'ex Ipus. Gli studenti (in parte già iscritti all'istituto fallito) seguono corsi di fisioterapia e infermieristica in convenzione, questa volta, con un'università bulgara. Che però non ha nemmeno una facoltà medica.
Condannato e assolto - A Locarno invece i corsi “bosniaci” esistono dal 2016. «Non abbiamo nulla da nascondere, operiamo secondo la legge» afferma il direttore. Cittadino italiano, vanta una condanna a Palermo nel 2009 per truffa, poi assolto in cassazione (per prescrizione del reato): era accusato di avere gonfiato i costi di alcuni corsi di formazione, e di aver fatto sparire il ricavato in paradisi fiscali.
«Massima trasparenza» - Si tratta «di fatti risalenti a prima del mio incarico» precisa il professore, e che «non hanno nulla a che fare» con i corsi tenuti a Locarno: «Noi qui operiamo in massima trasparenza». Tant'è. In Piazza Grande un ospedale universitario non si è ancora visto. Ma imparare come si esegue un'otturazione o un trapianto, nell'ufficio affittato sopra la Posta, costa 23mila franchi l'anno. «Ventimila euro per l'esattezza» conferma il direttore. Di tariffe gonfiate, però, non vuole sentir parlare.
Cosa dice il Decs?
Il direttore del Decs Manuele Bertoli segue da vicino il dossier sulle lauree dell'Est. Dopo il caso Ipus-Unipolisi, restano sul territorio ticinese altri istituti sotto osservazione.
Come vengono monitorati?
«Il Cantone può impedire l'utilizzo di termini accademici, come “ateneo” o “facoltà”. Eventuali truffe sono di competenza del Ministero pubblico: noi segnaliamo gli elementi sospetti».
Studenti truffati, o complici?
«Cercano una scorciatoia. Se decidono di sborsare cifre spropositate, per studiare in strutture non attrezzate, e comprare titoli non riconosciuti nell'Ue, è una scelta loro. Ma sono avvisati: stanno pagando per offerte puramente commerciali».