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LUGANOFabrizio, uno sciatore davvero in gamba: «Porto sulla neve chi pensava che non l'avrebbe mai fatto»

08.02.18 - 08:30
La Scuola Svizzera di Sci di Lugano ha formato il primo monitore con disabilità della Svizzera italiana: un atleta paralimpico vincitore di un bronzo ad Atene
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Fabrizio, uno sciatore davvero in gamba: «Porto sulla neve chi pensava che non l'avrebbe mai fatto»
La Scuola Svizzera di Sci di Lugano ha formato il primo monitore con disabilità della Svizzera italiana: un atleta paralimpico vincitore di un bronzo ad Atene

LUGANO - La Scuola Svizzera di Sci di Lugano, da poco, può fregiarsi di avere nel suo organico un maestro d'eccezione. Fabrizio Macchi, paraciclista italiano in Ticino da 10 anni, vincitore di una medaglia di bronzo ai Giochi paralimpici di Atene 2004, circa un anno e mezzo fa ha raccolto una sfida: diventare il primo insegnante di sci con disabilità della Svizzera italiana. 

Il 47enne, con una gamba amputata, è abituato a puntare al traguardo: «I miei due figli frequentano la scuola di sci di Lugano da anni - ci racconta -. Un giorno il presidente Ezio Previtera si avvicina e mi chiede di provare a diventare monitore. Accetto». Il percorso non è facile, ma Fabrizio è uno tosto. «Avevo già sciato in passato. Ho ricominciato spinto dalla voglia di rendere questo sport accessibile alle persone con disabilità». Il contributo del paratleta, in questo senso, è davvero fondamentale. «L'idea che io perseguo da sempre è quella dell'integrazione, spiega -. Oggi posso portare sulla neve, tra i normodotati, non solo persone che hanno subito un'amputazione, ma anche disabili in carrozzina o con problemi neurologici gravi».

Il tutto in sicurezza. «Non sono l'unico abilitato. Ci sono maestri specializzati nello ski-bob (ideale che chi è su una sedia a rotelle) e nel dualsky (per chi soffre di una disabilità grave che non gli permette di sciare in autonomia)». Il risultato è emozionante: «Portare all'aria aperta, a fare attività sportiva, chi pensava di non poterlo fare è ciò che mi gratifica», aggiunge.

Fabrizio ha già avuto modo di apprezzare questa sensazione: «In questi giorni stiamo seguendo una scuola di Lugano. Tra i ragazzi c'è un bambino con un'amputazione. Vedermi fare certe cose lo ha incoraggiato, sono stato per lui una spinta a provare e la testimonianza di ciò che può fare».

Proprio nel contesto dell'integrazione il ruolo di Fabrizio è utile anche per i normodotati. «Insegno a tutti. Porto la disabilità tra chi non è disabile e faccio in modo che sia un vero e proprio stimolo psicologico, uno sprone». 

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