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LUGANOBoom di bancari che chiedono soccorso

07.02.18 - 07:30
In due anni in Ticino gli iscritti all'Associazione dei bancari sono raddoppiati. La segretaria Natalia Ferrara: «Riceviamo mail e telefonate tutti i giorni. La situazione è preoccupante»
Boom di bancari che chiedono soccorso
In due anni in Ticino gli iscritti all'Associazione dei bancari sono raddoppiati. La segretaria Natalia Ferrara: «Riceviamo mail e telefonate tutti i giorni. La situazione è preoccupante»

LUGANO - Raggiungere la segretaria ticinese dell'Associazione degli impiegati di banca (Asib) non era facile nemmeno quando era magistrato, o candidata Plrt al Consiglio di Stato. Ma oggi Natalia Ferrara è diventata inafferrabile. Come rimproverarla? Sotto la sua guida, in due anni i bancari ticinesi iscritti al sindacato sono raddoppiati: da 369 nel 2015 a 719 nel 2017. Effetto della crisi bancaria. Ma anche del fatto che, per dirne una, la “segretaria di ferro” ha passato gli ultimi mesi a correre tra Lugano e Zurigo, gli uffici di Efg, Avaloq e Six-Aduno, dedicando poco tempo ai giornalisti. «Riceviamo ogni giorno mail e telefonate, richieste di ogni genere dai nostri soci – risponde a tio.ch/20minuti tra un impegno e l'altro –. Ci sono tanti problemi, tanto lavoro. Ma abbiamo anche dei risultati».

Quali? 

«Le due azioni collettive concluse quest'anno: quella di Bsi, e il caso Avaloq. Poi la vertenza Six-ex Aduno, che è ancora in corso. Senza contare i problemi individuali: non solo licenziamenti, ma prepensionamenti, valutazioni sulle performance. Come Asib, offriamo un'assistenza completa». 

I licenziamenti però, ci sono stati. E tanti. 

«Per l'ex Bsi il rischio era che venisse meno la sede in Ticino, con i suoi 1200 impieghi: lo si è evitato. Con Efg abbiamo negoziato un piano sociale valido per tutta la Svizzera ma con un occhio di riguardo per il Ticino. In Avaloq, i posti a rischio inizialmente erano 100, proprio a seguito della perdita del maggior cliente che era Bsi. I licenziamenti effettivi sono stati 30. Comunque troppi. Ma abbiamo fatto il possibile». 

L'emorragia di impieghi nelle banche ticinesi sembra inarrestabile. 

«È innegabile, la situazione preoccupante. La nostra piazza finanziaria si restringe di anno in anno: meno 300 posti di lavoro, meno sportelli e succursali. Dobbiamo tornare al segno più». 

Come?

«Dopo i capitali esteri in afflusso, il nostro vero capitale è oggi indigeno: le persone. I nostri impiegati sono affidabili, leali e capaci. Su questo dobbiamo puntare per riorientare le attività, e non a due velocità: chi ha più di 50 anni sarà anche meno veloce ma ha la consapevolezza che serve in un lavoro così delicato. La vera sfida è permettere a generazioni diverse di lavorare insieme, di completarsi, di aiutarsi anche». 

Invece le banche pongono ai dipendenti obiettivi sempre più alti. La pressione aumenta.

«In tutti gli istituti e per ogni funzione gli obiettivi sono sempre più alti. Purtroppo molti datori di lavoro non hanno ancora compreso che c’è differenza tra motivare il personale e metterlo sotto pressione. Solo nel primo caso, laddove c’è effettivamente margine, si avranno risultati migliori. Inoltre, come detto, non si punta ancora abbastanza su obiettivi di squadra e non singoli. Lo stesso dovrebbe valere per i bonus. L’individualismo non ha mai fatto grande e durevole nessuna azienda».

Chi non raggiunge gli obiettivi, spesso è spinto a auto-licenziarsi: lo abbiamo raccontato su tio.ch/20minuti. 

«Di pratiche negative ce ne sono in ogni ambito: succede anche che persone ammalate vengano licenziate, o donne incinta demansionate. Ma sono eccezioni. Per evitare che diventino la regola, occorre denunciarle. Devo dire che corrono meno rischi quelli che alzano la testa, rispetto a quelli che si prestano a certe soluzioni discutibili».

La percezione comunque è che, a fronte del numero di posti di lavoro persi, quella dei bancari rimanga una categoria poco mobilitata. È da attribuirsi alla proverbiale discrezione dei bancari, o ad altro?

 «Il vento sta cambiando, anche se Asib non alimenta tempesta. Per noi la pace sociale è un bene fondamentale, purché il datore di lavoro rispetti i suoi impegni. In genere negoziamo discretamente in qualche sala riunioni a Zurigo, anche se i casi riguardano il Ticino. Quando serve, però, e ci mancherebbe altro, usciamo e manifestiamo, com’è accaduto a Bedano lo scorso 29 gennaio».

La piazza finanziaria al Cinestar

Un incontro per discutere della piazza finanziaria ticinese, e dei suoi impiegati. La Procuratrice Fiorenza Bergomi, il direttore dell'Associazione bancaria ticinese Franco Citterio e il giornalista Aldo Sofia parteciperanno questa sera a un dibattito organizzato da Asib e Corsi al Cinestar di Lugano. Appuntamento ore 18.30. Eloquente il titolo dell'incontro: “La piazza in piazza: dalla compiacenza al sensazionalismo?”. Durante la serata saranno proiettati spezzoni di reportage dedicati al mondo bancario. 

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