Elio Bollag, della Comunità israelita di Lugano, è turbato dalla decisione di Varsavia: «Il vecchio antisemitismo ritorna»
LUGANO / VARSAVIA - Ha suscitato reazioni indignate, in Israele, la decisione del Senato polacco di approvare in via definitiva una controversa legge che vieta di attribuire responsabilità allo Stato e alla Nazione polacchi per i crimini commessi sul loro suolo dai nazisti.
La norma, che dovrebbe essere avallata senza problemi dal presidente della repubblica, prevede multe e fino a tre anni di carcere. Se è chiara l’opposizione a espressioni come “campo di sterminio polacco” per definire Auschwitz (nella polacca Oświęcim), non si capisce invece se Varsavia intenda perseguire anche chi accusi singoli collaborazionisti polacchi, sottolinea la Bbc.
«La decisione della Polonia mi fa una certa impressione», confessa Elio Bollag, membro della Comunità israelita di Lugano, commentando a titolo personale la decisione. «Il vecchio antisemitismo torna a farsi strada: i polacchi vogliono dimenticare di essere stati complici dei nazisti», accusa senza mezzi termini il ticinese.
Il riferimento è ad alcuni gravi episodi che rimangono controversi in Polonia, come il massacro di Jedwabne. In quel villaggio nel 1941 almeno 340 ebrei polacchi furono rinchiusi in una stalla poi data alle fiamme e uccisi. Ad eseguire il rastrellamento, conferma il Museo della storia degli ebrei polacchi di Varsavia (Polin), fu un gruppo di 40 polacchi assistiti dai tedeschi. «Naturalmente, lo voglio menzionare, non tutti i polacchi erano antisemiti - concede Bollag -. Ci sono episodi in cui i polacchi, specialmente contadini, hanno nascosto degli ebrei».
All’esponente della comunità ebraica ticinese non interessa che la nuova norma approvata a Varsavia non si applichi, almeno in teoria, alla ricerca accademica e alle arti: «La Polonia ha sempre cercato di nascondere o minimizzare quello che è successo - assicura -. Io sono convinto della sua complicità».