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CAMORINOTanti «non ricordo» durante la ricostruzione del fermo

16.01.18 - 17:57
Durante il sopralluogo i colleghi dei due poliziotti a processo confermano la linea presentata dagli imputati
Archivio TiPress
Tanti «non ricordo» durante la ricostruzione del fermo
Durante il sopralluogo i colleghi dei due poliziotti a processo confermano la linea presentata dagli imputati

CAMORINO - È «non ricordo» la frase che risuona con maggiore frequenza fra le mura dell’autorimessa della centrale di Polizia di Camorino durante il sopralluogo a margine del processo che vede due agenti della Cantonale accusati per aver malmenato - nel corso di un fermo risalente al gennaio del 2015 - un cittadino rumeno, colto in flagranza di reato per furto assieme a due connazionali. I tre vennero intercettati a Faido, trasportati prima a Biasca e in seguito, per questioni logistiche, a Camorino.

La lunga distanza temporale intercorsa, unitamente al fatto che si trattasse di normali attività di routine e alla mutata disposizione del locale in cui è avvenuta la perquisizione - in cui alcuni degli agenti non erano mai stati -, hanno reso di fatto “nebulosa” la ricostruzione di quei momenti, portando gli agenti sentiti a non confermare quanto dichiarato nei precedenti verbali. E anzi, proprio la differente disposizione di oggetti e mobilio - come ipotizzato dall’avvocato Bersani - potrebbe avere concorso nel creare confusione nei ricordi degli agenti presenti in merito all’effettiva posizione dei due colleghi durante i controlli.

Verbali sconfessati e «importanti pressioni» - I testi si sono mostrati concordi nel ricordare come le perquisizioni dei fermati si siano svolte nell’angolo del garage a destra dell’entrata, in prossimità della soglia della porta che conduce nel locale adiacente, ma - secondo chi aveva la visuale “libera” - non al suo interno, sconfessando così alcune delle affermazioni contenute nei precedenti verbali. Affermazioni che in un caso - ha inoltre dichiarato uno degli agenti - sarebbero state ottenute attraverso «importanti pressioni» da parte dell’interrogante, che avrebbe avuto «il dente avvelenato» nei confronti dei due imputati.

«Nessun maltrattamento» - E in merito ai presunti maltrattamenti subiti dall’accusatore, in risposta ad una domanda diretta dell’avvocato Bersani, gli agenti hanno infine confermato di non aver sentito nessuno urlare o lamentarsi, né tantomeno di aver mai visto i due imputati alzare le mani nei confronti del cittadino rumeno. Una versione che sarebbe inoltre avvalorata - come precisato da uno dei testi - dal fatto che il fermato, in successiva sede di verbalizzazione, non abbia denunciato alcun maltrattamento subito.

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