Un comitato interpartitico, formato da 160 parlamentari, raccomanda di respingere il testo in votazione
BERNA - L'iniziativa popolare "No Billag" è troppo radicale e costituisce un attacco frontale alla diversità del paesaggio mediatico svizzero. È la posizione di un comitato interpartitico - formato da 160 parlamentari di tutti i principali schieramenti - che raccomanda di respingere il testo in votazione il prossimo 4 marzo.
L'iniziativa mette in discussione l'esistenza della SSR, di 21 radio regionali e 13 televisioni locali, hanno ricordato oggi in conferenza stampa a Berna otto rappresentanti del comitato "No a No Billag", fra cui il consigliere agli Stati ticinese Filippo Lombardi (PPD).
Secondo i sostenitori del canone, un "sì" alle urne in primavera rappresenterebbe un serio problema per la coesione nazionale e la democrazia diretta. A loro avviso, la commercializzazione del settore che ne scaturirebbe darebbe maggior potere agli investitori privati, i quali avrebbero così la facoltà di imporre i propri interessi.
Significherebbe inoltre la fine delle trasmissioni dedicate alle minoranze. Rientrano in questa categoria ad esempio quelle diffuse nelle zone periferiche, quelle dedicate a persone con handicap sensoriali o quelle che coprono eventi di discipline sportive meno conosciute, che non avrebbero più i fondi per sopravvivere.
«Conseguenze disastrose per il Ticino» - "No Billag, no party", ha detto Lombardi citando un celebre spot televisivo, "sarebbe il giusto titolo per riassumere questa iniziativa anti-svizzera che spezzerebbe l'equilibrio tra regioni linguistiche e fra pubblico e privato".
Il "senatore" ha poi messo l'accento sul Ticino, cantone che con i suoi 350'000 abitanti non avrebbe i mezzi economici per poter garantire un finanziamento dell'offerta attuale senza le entrate del canone. «Le conseguenze sarebbero disastrose per la Svizzera italiana: la chiusura di radio e TV comporterebbe la scomparsa di circa 1700 posti di lavoro diretti e indiretti», ha inoltre avvertito. Per rimarcare l'estremismo del testo, Lombardi ha metaforicamente dichiarato che «il mal di testa si cura con l'aspirina, non con la ghigliottina».
L'approvazione di "No Billag" sarebbe un invito a nozze per potenti gruppi internazionali e vi sarebbe il concreto pericolo che i media elvetici diventino vettori di propaganda politica come avviene in Italia o negli Stati Uniti, ha da parte sua fatto notare il consigliere agli Stati Roland Eberle (UDC/TG).
A fare riferimento alla vicina Penisola è stato pure il consigliere nazionale bernese, nonché presidente dei Verdi liberali, Jürg Grossen: "non vogliamo una 'berlusconizzazione' del nostro panorama mediatico".
«Pay TV non possono sostituire servizio pubblico» - Stando a Edith Graf-Litscher (PS/TG), il testo privilegia gli affari a scapito della qualità, il tutto per risparmiare un franco al giorno. Il Consiglio federale ha infatti deciso lo scorso ottobre che il canone scenderà dal 2019 a 365 franchi all'anno, contro i 451 attuali. Il sistema di pay TV, proposto dai sostenitori di "No Billag" invece del servizio pubblico, creerebbe una società a due velocità, ha in seguito lamentato la consigliera nazionale.
Questa proposta è per altro "incredibilmente ingenua", ha rincarato la dose la deputata vodese Adèle Thorens Goumaz (Verdi), e dimostra una totale ignoranza in merito al funzionamento del mercato audiovisivo svizzero. "Per prima cosa, sarebbe impossibile da applicare alle radio e in secondo luogo farebbe cadere il principio secondo cui quante più persone pagano per la stessa prestazione, tanto minore sarà il prezzo", ha evidenziato la consigliera nazionale ecologista. "Vogliamo veramente consentire l'accesso a un'offerta diversificata e di qualità unicamente alle famiglie svizzero tedesche agiate?", si è poi chiesta.
«'No Billag' mette in serio pericolo le realtà locali» - La consigliera nazionale Christa Markwalder (PLR/BE) ha ribadito come la SSR non sarebbe la sola a patire in caso di vittoria dei pro "No Billag" in marzo, ma sarebbe in compagnia di 34 emittenti locali.
È "illusorio" credere che queste possano restare a galla facendo a meno di un'importante fetta di finanziamento, l'ha spalleggiata la sua collega alla Camera del popolo Marianne Streiff-Feller (BE). Il pubblico verrà privato di molti temi regionali che trovano spazio solo in queste sedi specifiche, ha aggiunto la presidente del Partito evangelico. Per Markwalder, benché sia necessario da un punto di vista liberale proseguire la discussione legata al servizio pubblico e alle sue tariffe, è chiaro che l'iniziativa fornisce le risposte sbagliate al problema.
Da parte sua, il consigliere nazionale Bernhard Guhl (PBD/AG) ha indicato alcuni "sconsiderati" strascichi che una vittoria del "sì" implicherebbe. Fra questi "la perdita di 14'000 posti di lavoro, l'assenza di radio e TV in caso di periodi di crisi, la partenza verso l'estero del denaro delle pubblicità finora investito nella Confederazione e l'irrealistica tempistica della disposizione transitoria" prevista dal testo. A detta dei contrari all'iniziativa per l'abolizione del canone, una serie di ulteriori ragioni per fare fronte comune contro "No Billag".