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CHIASSOI senzatetto che dormono sotto il campanile: «Così fuggiamo il freddo»

12.12.17 - 09:53
Con la neve aumenta la fila fuori dai (pochi) dormitori in Ticino. Casa Astra lancia un appello. Le storie di Ion e Marius: «Siamo venuti in Ticino per lavorare, non vogliamo farci mantenere»
foto tio.ch/20minuti
Ion davanti al suo giaciglio, nella parrocchia di Chiasso
Ion davanti al suo giaciglio, nella parrocchia di Chiasso
I senzatetto che dormono sotto il campanile: «Così fuggiamo il freddo»
Con la neve aumenta la fila fuori dai (pochi) dormitori in Ticino. Casa Astra lancia un appello. Le storie di Ion e Marius: «Siamo venuti in Ticino per lavorare, non vogliamo farci mantenere»

CHIASSO - Un tetto sopra la testa Ion e Marius* lo hanno trovato: è il campanile di Chiasso. Pochi lo sanno, ma nelle fondamenta della torre di San Vitale c'è uno scantinato, a cui si accede da un'anticamera che dà sulla via. Due wc, tre materassi stesi per terra (vedi foto). Qui trovano ospitalità i senzatetto in fuga dal freddo: arrivano da tutto il Ticino e dalla vicina Italia. 

«Siamo qui per lavorare» - «Dormire in stazione in questo periodo è impensabile, si gela e ci sono continui controlli della polizia, anche in piena notte» raccontano i due ospiti. Entrambi romeni, di 39 e 49 anni, sono arrivati nella città di confine in cerca di lavoro. «Non vogliamo farci mantenere da nessuno» assicurano. 

La famiglia lontana - Per le persone senza fissa dimora che vanno e vengono alla frontiera, la casa «è solo uno dei problemi» afferma Marius. Di professione saldatore, è in Ticino da «un paio di settimane» spiega. Prima ha lavorato in Italia per anni, poi la disoccupazione. «A casa in Romania ho due figli piccoli e una moglie, non sanno che vita faccio» si giustifica, chiedendo di non essere fotografato.

Lavoro e cibo - La ricerca di lavoro e di cibo, è la principale occupazione di Ion e Marius in queste fredde giornate d'inverno. Il primo è «quasi introvabile, soprattutto in questa stagione» raccontano. Il secondo se lo procurano alle mense dei poveri – «ogni giorno andiamo a Lugano, da Fra Martino» – oppure presso gli esercenti. Ion mostra uno scarto della lavorazione del maiale che ha recuperato in una macelleria: «La gente è generosa. Non si butta via niente. Basta sapere dove andare a chiedere». La sera però le mense dei poveri sono chiuse: quasi sempre i due senzatetto saltano la cena. 

«Ricerca difficile» -  La via d'uscita? E' difficile. «Senza permessi, come possiamo trovare una sistemazione? L'impressione è che le autorità qui ci tollerino sperando che, per sfinimento, prima o poi ce ne andremo altrove. Ma dove?» protesta Ion. Il 39enne va e viene dal Ticino da un paio di anni ormai facendo lavoretti in nero, come giardiniere, elettricista, manovale. In passato Ion ha abitato anche a Casa Astra, a Mendrisio. Ma con il freddo degli ultimi giorni, il centro d'accoglienza ha avuto un picco di richieste: da domenica è “tutto esaurito”.

I posti scarseggiano - Lunedì l'associazione ha dovuto dire di “no” ad altre quattro persone. «Dispiace, ma in questi momenti dovrebbero essere le autorità a farsi carico della situazione d'emergenza» avverte il responsabile del centro Donato Di Blasi. Il problema è annoso: i posti nelle strutture d'accoglienza sono contati – 15 al centro Emmaus di Rivera, 4 presso la parrocchia di Chiasso, oltre i 24 di Casa Astra – e finiscono subito. Ogni inverno, con l'arrivo della neve, i senzatetto si mettono in fila per entrare. Sono vagabondi provenienti dall'estero ma anche giovani scappati di casa, adulti separati, inquilini sfrattati. «Non tutti dormono per strada. Alcuni sono ospiti presso amici, oppure dormono nel garage o nell'auto, o in edifici abbandonati, in attesa che si liberi un posto» spiega Di Blase. 

La lunga attesa - Spesso però questi alloggi provvisori si rivelano più pericolosi della strada: dopo l'incendio in uno scantinato a Massagno, in cui un anno fa perse la vita un senzatetto italiano, si è corsi ai ripari. Ma i tempi sono lunghi. A Locarno circa 25 posti letto saranno pronti per l'inverno prossimo, a Casa Martini. Altri 20-30 dovrebbero essere realizzati a Bellinzona presso Casa Marta «probabilmente entro i prossimi due anni» spiega Di Blasi, e lancia un appello: «Nel frattempo basterebbe che il Cantone mettesse a disposizione una sede della protezione civile, magari a Lugano». È qui infatti che si concentra il maggior numero di senzatetto. Ma al momento, sul Ceresio non esiste un solo dormitorio. E le notti sono sempre più fredde.

* nomi di fantasia

 



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