Il calvario di un anziano. Ogni anno, tra arti mozzati da sdraio e dita strappate da morsi umani, i casi sono oltre 2'000 nella Svizzera italiana. Lo specialista: «Ora seguiamo anche quelli più gravi»
LOCARNO – Forse la fretta. O un banale errore di distrazione. Lo scorso 24 ottobre è stato un giorno funesto per un ottantenne del Locarnese, vittima di un grave incidente mentre effettuava lavori di manutenzione su alcuni macchinari. La sua mano è rimasta chiusa in una pressa, finendo letteralmente spappolata. Ora l’uomo sta affrontando un lungo iter chirurgico. «Si è già sottoposto a quattro interventi – dice la moglie – ne seguiranno altri. Stiamo tutti cercando di stargli vicino».
Anche le emergenze curate a sud delle Alpi – Nella Svizzera italiana, ogni anno, si verificano oltre 2'000 interventi di chirurgia della mano, per incidenti o amputazioni di vario genere. «E da quando, nel 2006, abbiamo istituito un apposito picchetto cantonale – spiega lo specialista Stefano Lucchina, che segue direttamente il caso dell’ottantenne – siamo in grado di fare fronte anche ai casi più gravi, circa una quarantina all’anno. Prima questi pazienti erano costretti a essere trasferiti o ricoverati oltre San Gottardo».
Il riconoscimento – E che la Svizzera italiana oggi sia all’avanguardia sul tema, lo dimostra anche il recente riconoscimento ottenuto dal dottor Gianni Rigoni, primo ticinese a essere insignito del titolo di socio onorario dalla Società svizzera di chirurgia della mano.
Le situazioni più assurde – Alla base dei singoli episodi, le situazioni più disparate. Si va dagli arti mozzati da motoseghe o da normali sdraio da giardino, all’uso scorretto del coltello da cucina, fino alle dita tranciate da morsi umani. «Ricordo il caso di un litigio durante una festa – sottolinea Lucchina – una persona, per liberarsi dal rivale, gli ha morso la mano, staccandogli un dito».
Buone misure di sicurezza – Il numero globale degli incidenti? Stando alle statistiche svizzere ed europee, sarebbe in calo rispetto al passato. «Significa – sostiene Lucchina – che i sistemi adottati a livello di salute pubblica e di sicurezza sul lavoro stanno portando risultati».
A rischio la fascia del tardo pomeriggio – Ma non basta. Perché situazioni come quella dell’ottantenne del Locarnese accadono ancora con troppa regolarità. «Spesso nel tardo pomeriggio – fa notare lo specialista – quando la gente accusa la stanchezza e non è particolarmente lucida. Anche per questo motivo, la maggior parte delle operazioni chirurgiche viene svolta in tarda serata o di notte. Operazioni spesso moto lunghe, che possono durare fino a dodici ore. L’intervento di regola va fatto entro sei ore dall’incidente. Altrimenti rischiamo di perdere la mano».
Arterie, nervi e vasi – Nel 2010 in Ticino c’è stato il primo intervento per riattaccare al corpo una mano completamente mozzata. Paradossalmente, il caso dell’ottantenne del Locarnese è più complicato da risolvere. «Perché si tratta di ricollegare arterie, nervi, vasi gravemente compromessi. La parte anteriore e dorsale della mano è stata schiacciata, e le due arterie principali sono state tagliate. Le ossa e i tendini hanno subito rotture a vari livelli».