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CANTONE«Quelle bottiglie? Le ha messe nella spesa mia moglie»

04.12.17 - 06:02
Ai valichi ticinesi un’ottantina di multe alla settimana per la merce non dichiarata. Ricci: «Si rischiano sanzioni che possono superare le migliaia di franchi»
Tipress
«Quelle bottiglie? Le ha messe nella spesa mia moglie»
Ai valichi ticinesi un’ottantina di multe alla settimana per la merce non dichiarata. Ricci: «Si rischiano sanzioni che possono superare le migliaia di franchi»

CHIASSO - Sono quasi quattromila le multe annuali per la merce non dichiarata in dogana (nel 2016 erano circa 3’700, mentre quest’anno se ne conta in media un’ottantina alla settimana). Sì, perché chi si dedica allo shopping oltre confine (in particolare ora che siamo nel periodo prenatalizio) non sempre si ferma al valico svizzero per pagare l’IVA sugli acquisti superiori ai 300 franchi o per gli eventuali dazi, previsti per esempio sui quantitativi di carne o di bevande alcoliche superiori alla franchigia. Verosimilmente ci si dimentica invece più raramente della sosta al valico italiano per la convalida del modulo tax free.

«Queste bottiglie le ha messe nella spesa mia moglie, non ci avevo fatto caso». Oppure: «Ho già scaricato l’IVA italiana, non sapevo fossero previste delle formalità anche in Svizzera». O ancora, più candidamente: «In effetti ho tentato di fare il furbo». Queste sono soltanto alcune delle spiegazioni con cui si vedono confrontati gli uomini in servizio ai valichi ticinesi. Fatto sta che «chi viene fermato con merce non dichiarata rischia una multa compresa tra i 50 e i 500 franchi in procedura abbreviata, fino a superare le migliaia di franchi in caso di traffici illeciti o a seconda del valore della stessa» ci spiega Mirco Ricci, portavoce delle guardie di confine della Regione IV. E gli importi possono essere anche più alti, quando la procedura, per competenza, passa agli ispettorati doganali o alla sezione antifrode di Lugano.

In ogni caso, la pratica del tax free è ben diffusa tra gli habitué dello shopping oltre frontiera. Basti pensare ai numerosi ticinesi che in occasione del recente Black Friday hanno affollato gli sportelli dei valichi italiani per scaricare l’IVA. Ma se la procedura risulta facilmente praticabile per chi transita in auto, qualche grattacapo potrebbe invece sorgere tra coloro che attraversano il confine in treno. Insomma, alla stazione di Chiasso è necessario scendere per scaricare l’IVA italiana e, se necessario, pagare quella elvetica? «In genere il convoglio viene controllato dalle guardie di confine e dai finanzieri, che permettono di effettuare l’operazione direttamente a bordo o scendendo e recandosi presso gli uffici preposti» ci dice Ricci, che aggiunge: «In assenza del personale italiano, le guardie di confine svizzere possono aiutare il viaggiatore ad espletare le formalità necessarie». Viaggiando in treno, per lo sdoganamento in Svizzera, il passeggero (qualora non presente il personale guardia di confine) ha la possibilità di dichiarare le merci in un secondo tempo, entro sette giorni presso qualsiasi ufficio doganale. Tutte le informazioni necessarie sono consultabili al sito dell’Amministrazione Federale delle Dogane o scaricano l’ applicazione gratuita, conclude Ricci.

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