La storia di Nastassja Gehring, rilancia il dibattito: in Svizzera mancano organi. Intanto, a livello nazionale fa discutere un’iniziativa popolare che vuole rendere tutti potenziali donatori
CAMORINO – A soli 25 anni si trova confrontata con un bisogno urgente. Assoluto. Nastassja Gehring, giovane mamma di Camorino, necessita di un cuore. Al più presto. Una cardiomiopatia, infatti, le sta rendendo la vita sempre più difficile. «Sono già stata ricoverata due volte negli ultimi mesi», dice. La sua è una corsa contro il tempo. Che cade in un periodo particolare. Quello in cui è in corso, in tutta la Svizzera, un’iniziativa popolare volta a incoraggiare la donazione di organi. «Non ci pensi mai a queste cose – sospira Nastassja –. Quando ci sei dentro, però, ti accorgi di quanto sia importante avere dei donatori. E in Svizzera scarseggiano più che mai».
Siamo tra i peggiori d’Europa – Nella Confederazione il tasso di donazione di organi rimane troppo basso. Mentre la lista delle persone in attesa di un trapianto continua ad aumentare. A confermarlo è Franz Immer, direttore della Fondazione nazionale svizzera per il dono e il trapianto di organi (Swisstransplant). «Oggi circa 1500 persone sono in attesa di un organo – sostiene –. La percentuale è cresciuta del 7% in un anno. E pensare che i donatori, in stato di morte cerebrale o deceduti a seguito di un arresto cardiocircolatorio, nel 2016 sono stati solo 111. Pochi. Il nostro tasso di donazione, 13,3 donatori ogni milione di abitanti, è tra i peggiori d’Europa».
La raccolta di firme – Anche per questo, a ottobre 2017 la Junior Chamber International Riviera ha lanciato una raccolta di firme a livello nazionale. Lo scopo? Modificare la costituzione, in modo che qualsiasi adulto diventi un potenziale donatore di organi in caso di decesso. A meno che non sia la stessa persona a rifiutarlo, iscrivendosi a un apposito registro, quando è ancora in vita. Oppure che la famiglia stessa del defunto si opponga chiaramente alla donazione.
Il consenso presunto – Al momento solo chi ha il tesserino di donatore può donare un organo. In alcuni casi, invece, è la famiglia a prendere la decisione, ipotizzando che il defunto avrebbe approvato la scelta. «Il problema – puntualizza Immer – è che spesso la famiglia non conosce l’opinione del defunto sul tema del trapianto d’organi. E quindi tende a bocciare questa possibilità». Con l’eventuale modifica di legge, tutti diventerebbero potenziali donatori. «È il cosiddetto modello del consenso presunto – commenta Immer – . Occorre trovare più donatori, in modo da salvare più vite possibili. Ovviamente rispettando la libertà individuale di chi non sposa questa idea».
Una brutta sorpresa – Il dibattito è in corso. Ancora non si sa come andrà a finire la vicenda. Nastassja si sta battendo in prima persona per l’iniziativa popolare. Anche se poi, la sua reale preoccupazione è orientata alla quotidianità. «Ho un bambino piccolo. Non ha neanche quattro anni. Lui è la mia forza. Sto lottando anche per lui. Sapevo di avere una cardiomiopatia, sin dalla mia infanzia. L’eventualità di un trapianto di cuore c’era. Ma sembrava una cosa lontanissima. Non pensavo si sarebbe presentata nel pieno della mia giovinezza».
La lunga attesa – Nastassja a settembre avrebbe dovuto riprendere a lavorare. Ma non le è stato possibile. «Devo limitarmi. Ho avuto due scompensi. Uno ad agosto e l’altro a ottobre. I medici mi hanno detto che per il trapianto c’è da attendere. Non si sa quanto. È chiaro che prima lo faccio, meglio è. Ma c’è carenza di donatori. Mi è stato detto chiaramente. Non so come andrà a finire con la raccolta firme. Probabilmente, se passerà, la mia situazione sarà già risolta. È quello che spero. Tutti i giorni. Spero che questo cuore arrivi presto. Per me e per la mia famiglia».