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PAESI BASSI / CANTONEZlatko Hodzic: per Mladic «non c'è condanna che basti»

22.11.17 - 22:29
Esponenti della comunità bosniaca e serba in Ticino si esprimono sulla sentenza. Vladimir Miletic: «È un tribunale politico»
Tipress/Vladimir Miletic
Zlatko Hodzic: per Mladic «non c'è condanna che basti»
Esponenti della comunità bosniaca e serba in Ticino si esprimono sulla sentenza. Vladimir Miletic: «È un tribunale politico»

L'AIA / LUGANO - Con una sentenza largamente prevista, il Tribunale penale internazionale per l'ex Yugoslavia ha condannato all'ergastolo l'ex comandante dell'esercito serbo-bosniaco Ratko Mladic per genocidio e crimini contro l'umanità. In particolare, il 74enne è stato riconosciuto colpevole di aver orchestrato il massacro di 8mila ragazzi e uomini musulmani a Srebrenica nel 1995. Due esponenti delle comunità bosniaca e serba in Ticino commentano il verdetto.  

Zlatko Hodzic: «Non c'è condanna che basti» - «Non c'è condanna che basti per riconoscere tutti i crimini di guerra compiuti sotto il comando di Mladic», sottolinea Zlatko Hodzic, presentatore del programma Rsi “Il Ponte”, arrivato in Ticino dalla Bosnia in cerca di asilo negli Anni '90. «Basti pensare che nel 21° secolo ci ritroviamo a parlare di genocidio nel cuore dell’Europa, di 8mila civili uccisi a sangue freddo perché professano un'altra religione - aggiunge -. La condanna di oggi è solo un palliativo per le loro sofferenze, dalle quali mai potranno guarire».

Vladimir Miletic: «È un tribunale politico» - «Personalmente condanno ogni crimine avvenuto nell’ex Jugoslavia», premette dal canto suo Vladimir Miletic, direttore del portale d'informazione ticinese in lingua serba e italiana serbinfo.ch. «Tuttavia l'impressione è che, purtroppo, questo tribunale sia politico e che sia stato costituito per mortificare l’intero popolo serbo», continua. «Ha rilasciato infatti i criminali di guerra Naser Oric, Ante Gotovina e Ramush Haradinaj nonostante fossero state fornite tutte le prove dei loro atti. Al contrario ha condannato tutti i leader politici e militari serbi», conclude.

 

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