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CANTONE«Non abbiate paura di denunciare un abuso»

15.11.17 - 16:30
Parla l’apprendista vittima di violenze da parte del proprio maestro di tirocinio. Dopo 4 anni di sofferenze è riuscito a rivelarle: «Mi svegliavo di notte. Urlavo il suo nome». Ora può ricominciare
tipress
«Non abbiate paura di denunciare un abuso»
Parla l’apprendista vittima di violenze da parte del proprio maestro di tirocinio. Dopo 4 anni di sofferenze è riuscito a rivelarle: «Mi svegliavo di notte. Urlavo il suo nome». Ora può ricominciare

BELLINZONA - «Molte volte mi svegliavo di notte. Picchiavo la testa contro il muro e urlavo il suo nome». Un incubo che non terminava con il risveglio. Perché era reale. Celato in fondo all'anima come un demone. Dopo quattro lunghi anni l'ex apprendista forestale il demone l'ha sconfitto, e ha denunciato l'abuso subìto. Togliendosi dalle spalle quell'enorme fardello. Un peso che mai un ragazzo di 20 anni dovrebbe essere costretto a portare.

Vaso di Pandora - Il nome che urlava – noto alla redazione – era quello del proprio maestro di tirocinio, oggi 50enne. Nei confronti del funzionario cantonale ora pendono diverse accuse (la più grave è quella di atti sessuali con persone dipendenti). Per l'uomo il Dipartimento del territorio ha avviato la procedura di licenziamento. Ma le violenze – i cui particolari non riferiremo – hanno provocato ferite indelebili nel fisico e nell'anima della vittima.

Minacce e percosse - La testimonianza dell'ex apprendista, raccolta da tio.ch/20minuti, rivela uno scenario di maltrattamenti anche psicologici durati diversi mesi. La vittima racconta di esser stato «succube» del maestro di tirocinio, il quale lo avrebbe manipolato ricorrendo a minacce e percosse per raggiungere il suo scopo. Non contento il 50enne, quando il minorenne decise (subito dopo l'abuso) di lasciare l'azienda cantonale, gli avrebbe fatto terra bruciata attorno. Denigrandolo in ambito professionale. Accusandolo di falsità per coprire le proprie colpe.

La denuncia e l'indagine - È grazie al sostegno dei genitori e della fidanzata, ma soprattutto al coraggio del 20enne, che a distanza di anni i fatti sono venuti a galla. Dopo la denuncia al Ministero Pubblico – notizia di martedì – il Pp Nicola Respini ha aperto un incarto nei confronti dell'ex maestro di tirocinio e di un collega di 30 anni accusato di avere taciuto i fatti (di cui era solo parzialmente a conoscenza).

L'appello - A spingere la vittima a raccontare la sua esperienza, la speranza di essere «da stimolo ad altre vittime di abusi». Per lui è stata «una liberazione» racconta, perché «il fardello era troppo pesante da portare da solo». Denunciare l'abuso «è l'unico modo per liberarsi da quel peso che ti opprime il petto. È l'unica soluzione per andare avanti e tentare di ricominciare» conclude il giovane, che lancia un appello: «So che non è facile, ma non abbiate paura. Fatelo». Per il resto ora la giustizia farà il suo corso, e darà le sue risposte.

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