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VEZIALicenziata dopo 20 anni «con un fazzoletto per piangere»

03.11.17 - 09:00
Il caso di una dipendente della Manor sta facendo scalpore sui social. Ma tutto il settore è sotto pressione e l'azienda spiega: «Non licenziamo in base alla nazionalità»
Licenziata dopo 20 anni «con un fazzoletto per piangere»
Il caso di una dipendente della Manor sta facendo scalpore sui social. Ma tutto il settore è sotto pressione e l'azienda spiega: «Non licenziamo in base alla nazionalità»

VEZIA. «Avevamo iniziato tutte insieme, eravamo ragazzine». Una vita passata alle casse della Manor di Vezia. Maria Teresa Schipani ha cominciato nel '96: «Le altre idem, più o meno» racconta. Lei è stata l'ultima a essere licenziata, martedì: su Facebook la sua vicenda sta creando scalpore, a seguito di un post sulla pagina "Il Ticino ai Ticinesi". Ma prima di lei «era toccato ad altre cinque dipendenti nel giro di un anno, senza che nessuno facesse una piega» spiega la donna. «Tutte come me svizzere, o residenti, colleghe da 20-30 anni».

Settore in crisi - Che la catena Manor sia sotto pressione non è un mistero. Nei mesi scorsi l'azienda ha annunciato tagli nei negozi di Lugano, Vezia, Sant'Antonino e Biasca. Una trentina di posti saltati solo nei primi mesi del 2017. Ma tutto il settore è in affanno, e la concorrenza tra lavoratori residenti e frontalieri è sempre più serrata. Il problema, spiega Paolo Locatelli del sindacato Ocst, è «molto più marcato nella piccola distribuzione, i negozi con meno di 10 dipendenti, dove il gap salariale è preoccupante». Le buste paga «spesso si aggirano tra i 2500 e i 3000 franchi al mese» anche nei franchising di grandi catene.

Dumping da combattere - Tra i 22 negozi “satellite” di Denner in Ticino, ad esempio, ha fatto scalpore il caso di un negozio di Chiasso con paghe da 1500-1800 euro (il gestore è in manette per truffa e usura). Nelle grandi catene i salari sono gli stessi per tutti, e «partono dai 4000 franchi al mese» tranquillizza l'Ocst. Ma non tutte impiegano la stessa percentuale di dipendenti residenti.

Situazioni differenti - Denner, da noi contattata, si rifiuta di fornire dati sul luogo di residenza dei propri dipendenti «per ragioni di privacy» ma assicura che «la maggior parte è residente in Svizzera». Tra quelle che hanno risposto a un'indagine di tio.ch/20minuti (Denner e Aldi non l'hanno fatto) la più legata al territorio è Migros Ticino, che dichiara un 8-9% di personale non residente nel nostro cantone. Segue Coop, con il 16,5%. Infine Manor, che impiega in Ticino il 20 percento di frontalieri.

«La nazionalità non c'entra» - Sul licenziamento di Maria Teresa l'azienda non entra nel dettaglio e si limita a sottolineare che «quanto raccontato sui social media non corrisponde alla verità dei fatti» e che «simili misure vengono prese indipendentemente dalla provenienza della persona». Per la 48enne, madre di tre figli, è stato comunque un colpo. «Poche spiegazioni, nessuna lamentela. Dopo una vita di attaccamento all'azienda, meritavo un altro trattamento» protesta la donna, che ha risoluto di rivolgersi ai vertici di Manor a Basilea e ai sindacati.

Licenziata con un fazzoletto - «Sono stata convocata da una responsabile in un ufficio. Mi ha detto: "Oggi per te non è una bella giornata" e mi ha dato una confezione di fazzoletti, in caso volessi piangere. Mi sono trattenuta. Ora però non so che fare. Alla mia età, chi mi darà un lavoro?».   

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