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LUGANO-LINATEIl tassista insultato: «Dall'Iran a Lugano, mai umiliato così»

30.10.17 - 18:55
Aggressione all'aeroporto milanese: il racconto della vittima, rifugiato politico in Ticino. «Vado avanti a lavorare, non mi faccio scoraggiare»
Il tassista insultato: «Dall'Iran a Lugano, mai umiliato così»
Aggressione all'aeroporto milanese: il racconto della vittima, rifugiato politico in Ticino. «Vado avanti a lavorare, non mi faccio scoraggiare»

LUGANO-LINATE - Ne ha viste di brutte, nella sua vita. Ma l'umiliazione subita a Linate lo ha lasciato «letteralmente senza parole». Shahidipour Reza è un rifugiato iraniano, in Ticino dal 2008. Alle spalle, una storia di persecuzione politica: le carceri di Teheran, poi la fuga in Europa passando per la Turchia. E la voglia di ripartire, «senza darsi mai per vinto». È lui la vittima dell'episodio increscioso accaduto allo scalo milanese giovedì scorso.

I fatti - Il tassista proveniente da Lugano è stato accerchiato da un gruppo di colleghi italiani, preso a male parole e allontanato, mentre aspettava un cliente all'aeroporto. Il video della scena, pubblicato su Facebook da un testimone, ha fatto il giro del web suscitando polemiche da una parte all'altra del confine.

«Situazione degenerata» - Raggiunto al telefono il 51enne (che vive a Lugano, dove ha moglie e figlia) si dice «affranto» per quanto accaduto e ammette le sue colpe: «Ho sostato in una corsia riservata ai taxi locali, non lo sapevo». Ma la situazione «è decisamente degenerata» precisa. «Una scena indegna di un paese civile». 

Solidarietà dalle associazioni - Anche i rappresentanti delle associazioni di categoria luganesi, Luca Quadri (per i taxi A) e Andrea Festa (taxi B), contattati da tio.ch/20minuti stigmatizzano come «inaccettabile» l'accaduto.  

Da Teheran a Lugano - Lui, Reza, se ne è fatto una ragione. «Nella vita uno pensa di averle viste tutte, e invece!». Ricorda di quando, prima del 2001, faceva «dentro e fuori» dalle prigioni iraniane: tre volte, perché accusato di far parte dell'opposizione laica al regime. Poi la fuga, nel 2001: l'inizio di un viaggio che lo ha portato a una richiesta d'asilo.

«Non mi faccio scoraggiare» - «È stata una strada in salita, non vedo la mia famiglia da 15 anni» dice. «Ma non mi faccio scoraggiare». A febbraio scorso «finalmente» la licenzia di taxi della Città di Lugano. E giovedì scorso la chiamata: «C'era da prendere un cliente in arrivo a Linate. Sono andato». Reza precisa che aveva «tutte le carte in regola, tassametro e insegna luminosa» come sempre. Ma in tempi di concorrenza spietata (complici Uber e Ncc) i tassisti milanesi di stanza a Linate lo hanno accolto come «un intruso».

Insulti e minacce - «Mi insultavano, uno mi ha portato via il tablet e non voleva ridarmelo. Ho dovuto chiamare la polizia per poter andare a prendere il cliente». Alla fine, rientrato a Lugano, ha visto il video sul web: «Non so chi l'abbia girato. Ma ben venga, se serve a impedire che scene del genere si ripetano». Lui comunque, assicura, a Milano ci andrà ancora. Non ci sono minacce che tengano. 

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