Nasce una pagina Facebook che incastra le scorrettezze degli svizzeri oltre confine. Le riflessioni dell'attore Ferruccio Cainero
LUGANO – "Svizzeri che in Italia sfanculano il Codice della Strada". È il titolo di una pagina Facebook lanciata di recente e che raccoglie decine di immagini con auto rossocrociate pizzicate in situazioni oltre la legge. Vetture parcheggiate sui marciapiedi o sulle aiuole fanno riesumare il vecchio luogo comune che vuole gli svizzeri, in particolare i ticinesi, a briglie sciolte dal momento in cui varcano la dogana. È davvero così? E se sì, perché? A cercare di rispondere è Ferruccio Cainero, 64 anni, attore con doppio passaporto, che spesso nei suoi spettacoli ironizza sui rapporti tra elvetici e italiani. Anche su quelli lungo le strade.
Cainero, lo svizzero è davvero più indisciplinato quando mette piede in Italia?
«Sì. Ed è normale. Succede anche a me. L'essere umano è parecchio influenzato dall'ambiente circostante. Se vedi che un modo di comportarsi è abbastanza diffuso, prendi coraggio e fai altrettanto».
Insomma, lei sta dicendo che tutti gli italiani hanno la trasgressione nel sangue?
«No. La predisposizione all'infrazione delle regole c'è in ognuno di noi, indipendentemente dalla nazionalità. Ci sono tanti italiani che sono estremamente ligi al dovere. Un buon terzo della popolazione italiana, tuttavia, non ha il senso del pericolo nel traffico. Io mi arrabbio parecchio quando vedo gente che non frena davanti alle strisce pedonali. È da pazzi criminali. Queste persone, con il tempo, hanno sdoganato determinati atteggiamenti, facendoli sembrare meno gravi di quelli che sono».
Gli svizzeri cosa c'entrano in tutto questo?
«Vivono chiusi tra le montagne, in un Paese pieno di regole, in cui spesso si ha la sensazione che il resto del mondo non esista. Quando uno svizzero varca il confine forse si sente psicologicamente più libero ed euforico, davanti a sé vede un orizzonte più ampio, non ci sono più le montagne. Certe inibizioni svaniscono automaticamente. In Svizzera quasi tutti rispettano le regole perché si sa che le sanzioni sono severissime. Ti viene più facile fare altrettanto, e se non lo fai vieni criticato o redarguito. È anche una questione sociale, oltre che culturale».
Lei vive a Stabio. Quasi sulla linea di confine. Un osservatorio privilegiato...
«Ho accumulato talmente tanta esperienza che quando vedo un'auto avvicinarsi da lontano so già dirvi, senza guardare la targa, se quello che guida è uno svizzero o un italiano. Mi è capitato di vedere carabinieri in autostrada che circolavano sulla corsia centrale ad altissima velocità, chiacchierando tranquillamente, senza avere alcuna sirena accesa. Sono le regole e le abitudini di un Paese a determinare l'atteggiamento delle persone che vi circolano. Gli italiani, quando vengono in Svizzera, si comportano molto meglio».
Eppure sulle strade ticinesi capita spesso di vedere manovre azzardate da parte di conducenti con auto targate Italia. Cosa replica?
«Il Ticino vive una situazione particolare a causa del frontalierato. I pendolari frontalieri vivono a ridosso del Ticino, si muovono in massa, a orari standard. Non è giusto categorizzare. Ma a volte il frontaliere è così immerso nella sua routine che non si accorge neanche di passare da uno Stato all'altro».