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LUGANOStop alla carne per la puntura di una zecca: spunta un caso ticinese

18.07.17 - 09:10
La vicenda di un pensionato vodese non è isolata. L’allergologo Jean Pierre Lantin: «Sindrome scoperta da poco. In futuro, problema più diffuso». Anche a causa degli inverni sempre più miti
Stop alla carne per la puntura di una zecca: spunta un caso ticinese
La vicenda di un pensionato vodese non è isolata. L’allergologo Jean Pierre Lantin: «Sindrome scoperta da poco. In futuro, problema più diffuso». Anche a causa degli inverni sempre più miti

LUGANO – Allergie alla carne, dopo la puntura di una zecca. Dopo il boom registrato nel 2015 negli Stati Uniti, con 5000 casi, il quotidiano Le Matin aveva riportato la vicenda di un pensionato romando, parlando di primo episodio in Svizzera. A distanza di qualche giorno, spunta però anche un caso ticinese. Quello di un uomo di Lugano, che dal 2014 è diventato allergico alla carne proprio in seguito alla puntura di una zecca. «Si tratta della sindrome di Alpha-Gal – spiega l’allergologo Jean Pierre Lantin –. La prima pubblicazione scientifica in merito è datata 2015. Per ora sappiamo pochissimo su questo problema. Che in futuro potrebbe presentarsi con maggiore frequenza».

Inverni caldi – Sì, perché gli inverni sempre più miti, ormai una costante nella Svizzera italiana, favoriscono il proliferare delle zecche nel corso della primavera e dell’estate. E dunque, potenzialmente, anche quello delle malattie. Finora erano noti soprattutto i rischi di borreliosi e di meningoencefalite verno-estivale. La sindrome di Alpha-gal rappresenta una fastidiosa new entry. «La “storia” di questa malattia – dice il luganese oggi allergico alla carne – è ancora relativamente breve. E non se ne conoscono le possibili conseguenze. Non si sa se la malattia è degenerativa, oppure se porta ad altri scompensi, o se può guarire nel tempo».

Fino allo choc anafilattico – Quello che si sa è che se si ingerisce la carne di mammifero, in particolare quella bovina, a distanza di 6-8 ore appaiono sintomi che vanno dal rossore alla pelle alla mancanza di fiato. Nei casi più gravi si può arrivare allo choc anafilattico e alla perdita di conoscenza. «Praticamente – evidenzia Lantin – l’individuo diventa allergico agli zuccheri attaccati alle proteine della carne. Non se ne conosce il motivo. È un tema di grande attualità per il mondo scientifico. Intuitivamente ci rendiamo conto che tra le persone che, per lavoro o per altre ragioni, stanno spesso a contatto con i boschi, si sta espandendo il rischio di contrarre questa sindrome. Nei dintorni di Basilea mi sono stati segnalati circa 10 casi analoghi, tanto per fare un esempio».

Le altre malattie – Proprio le alte temperature invernali, che impediscono alle colonie di parassiti di morire, rendono il tema delle zecche sempre più d’attualità nella stagione calda. Nei prossimi anni la questione sarà una costante. «La borreliosi – sottolinea Enos Bernasconi, infettivologo attivo presso l’Ente Ospedaliero Cantonale – è senz’altro la malattia più diffusa. Causa eritemi o altre reazioni cutanee. E se trascurata, può portare a complicazioni neurologiche, reumatiche e cardiache». Poi c’è la meningoencefalite vero estivale. «Che causa l’infiammazione delle meningi. In alcuni casi può essere letale».

I consigli utili – La prevenzione con i vaccini per la meningoencefalite, l’uso di abiti lunghi, il ricorso a repellenti specifici. Sono solo alcuni dei consigli che le autorità sanitarie danno a chi si trova a stretto contatto con il bosco. «Le zecche non cadono dagli alberi – puntualizza Bernasconi –. Vivono nel sottobosco, prevalentemente sugli arbusti. Occorre ad esempio evitare di camminare al di fuori del sentiero. In ogni caso prima che una zecca si attacchi saldamente al nostro corpo, e che ci trasmetta la malattia, passano tra le 24 e le 48 ore. Ecco perché quando si torna da una gita in mezzo alla natura è sempre importante controllarsi. In quel momento si è ancora in tempo per togliere il parassita ed evitare la maggior parte dei disagi».

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