I genitori ritengono che sia una misura più efficace. Lo dice un recente studio nazionale
LUGANO - «Se continui a disubbidire, ti tolgo la paghetta per le prossime due settimane». In ambito educativo, questo approccio disciplinare non funziona. È quanto si evince da un recente studio svizzero sulle paghette. Quasi due terzi dei genitori dichiara infatti di optare piuttosto per la privazione di dispositivi elettronici e mezzi di comunicazione, considerandola una misura più efficace. Molti scelgono anche di vietare la televisione. La sospensione della paghetta viene invece presa in considerazione soltanto dal 13% degli intervistati. Il motivo? Per i ragazzi di oggi, l’accesso all’universo di WhatsApp, Snapchat & co. sembra rappresentare il bene più prezioso.
Il digitale è insostituibile - Ed è anche una questione di immediatezza: la privazione di smartphone e tablet ha subito un effetto concreto. Mentre la rinuncia alla paghetta si fa sentire soltanto quando viene a mancare il pagamento della stessa. Inoltre, la paghetta di norma copre solo una minima parte delle esigenze dei figli: per loro rappresenta un extra, quindi la rinuncia non è così grave. Emerge quindi che non si tratta di un beneficio insostituibile come lo sono, per esempio, i dispositivi digitale.
Questione di età - L’importanza della paghetta tende comunque ad aumentare, perlomeno leggermente, con l’età dei figli. Quindi se con bambini di 5-6 anni ricorre alla revoca della paghetta il 12% degli intervistati, con i ragazzi tra i 13 e i 14 anni si sale al 18%. Ma aumenta anche la concorrenza dei dispositivi elettronici, che con il passare degli anni diventano sempre più importanti per i giovani.
Ticinesi meno severi - C’è comunque anche chi nell’educazione dei figli non adotta nessuna misura disciplinare. Tra questi spiccano i genitori della Svizzera italiana. Infatti, se in generale soltanto l’8% dei genitori rinuncia alle punizioni, questa quota in Ticino e nei Grigioni di lingua italiana raggiunge quasi un quinto. E nella Svizzera italiana si ricorre inoltre meno spesso al confinamento in casa o in camera e praticamente mai alla rinuncia ai dolci.
I soldi per un computer - L’importanza dei dispositivi elettronici si constata anche se si prendono in considerazione gli obiettivi concreti di risparmio dei bambini. Certo, c’è chi mette da parte una percentuale della paghetta per acquistare i Lego o un motorino. Ma si risparmia soprattutto per un computer. Poi il 50% dei genitori dichiara inoltre di mettere regolarmente da parte denaro per i propri figli, che poi in genere viene loro elargito. La maggior parte non interferisce con l’uso di questi soldi. Altri accantonano invece il denaro per l’istruzione e l’esame di guida.
La trappola dei debiti - E non manca l’indebitamento. Sono infatti molti i genitori che si sono resi conto che ai loro figli non basta l’importo previsto per la paghetta. Una situazione che porta all’indebitamento, soprattutto a causa delle spese generate dal cellulare e dalle attività online.
Lo studio svizzero sulle paghette si basa su un sondaggio rappresentativo condotto online dalla società AmPuls su incarico di Credit Suisse tra il 3 e il 14 marzo 2017, e rivolto ai genitori di bambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni. La dimensione del campione è di 1’204 persone. Altri dati sono stati raccolti attraverso un sondaggio ponderato rappresentativo e aperto condotto online da sotomo su incarico di Credit Suisse tra il 12 e il 23 aprile 2017 sulle pagine web di 20 minuti/tio.ch, Le Matin e Blick, a cui hanno partecipato complessivamente 13’607 persone.