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CAPRIASCAAlto solo 140 centimetri, ma scala le montagne ridendo

30.06.17 - 06:03
Cosa significa essere “nani” nel 2017? Storia di Leonardo Dräyer, 21 anni, un piccolo grande uomo: «Alle medie mi sfottevano e mi picchiavano. Oggi ho le spalle larghe»
Alto solo 140 centimetri, ma scala le montagne ridendo
Cosa significa essere “nani” nel 2017? Storia di Leonardo Dräyer, 21 anni, un piccolo grande uomo: «Alle medie mi sfottevano e mi picchiavano. Oggi ho le spalle larghe»

CAPRIASCA – Scala le montagne, gioca a hockey. Un giorno guiderà anche l’auto. Leonardo Dräyer, 21enne di Capriasca, ha una vita assolutamente normale. Se non fosse per quel problema che lo accompagna dalla nascita. È “nano”. La sua altezza? Circa 140 centimetri. Il suo è stato uno dei primi casi in Europa di 3-M syndrome, disturbo dello sviluppo che frena la crescita della persona. Leonardo non è un diverso, anche se il mondo lo reputa tale. Proprio la “diversità” è il tema dell’esposizione “Tu!” in corso alla Villa Saroli di Lugano. Ma come vive, nel 2017, un presunto “diverso”? Quali sono le difficoltà quotidiane con cui è confrontato? Leonardo si racconta.

Leonardo, a prima vista sembri una persona simpatica. Quanta di questa simpatia è dovuta alla tua altezza?
«Sono di base una persona che scherza e porta buonumore nel gruppo. Però è vero che incuriosisco, attiro la gente. In un certo senso la mia statura suscita allegria».

Immagino ci sia anche il rovescio della medaglia. Sbaglio?
«Le situazioni più tristi le vivo quando incontro bambini che non mi tolgono lo sguardo di dosso. Mi fissano e sussurrano alle loro mamme: “Ma cosa ha quello?” E magari poi se la ridono. Accade tutti i santi giorni. E non è facile farsi scivolare addosso certe cose».

Hai mai provato rabbia per la tua situazione?
«Sì. Soprattutto nel periodo della scuola media. Alcuni compagni di classe mi prendevano in giro, mi sfottevano. Sono stato anche picchiato. Ero il più piccolo e il più debole. La mia statura rappresentava il pretesto per iniziare a farmi del male».

Eppure oggi sorridi. Cosa è cambiato nel frattempo?
«Penso di avere maturato una certa consapevolezza. E poi ho avuto la fortuna di incontrare anche persone buone lungo il mio cammino. Oggi ho degli amici unici».

Come passi le tue giornate?
«Ho appena finito gli studi come impiegato di commercio. Adesso mi piacerebbe fare un anno in giro per il mondo, vorrei approfondire il francese e l’inglese, magari in Canada».

Non hai paura a girare il mondo da solo?
«No, perché dovrei? L’ho detto, col tempo sono cambiato. Mi sono fatto le ossa. Ho le spalle più larghe oggi».

Parliamo dei tuoi hobby. Le immagini di Facebook ti dipingono come un giovane molto attivo. Confermi?
«Sì. Gioco a tennis, a calcio, a golf… Come qualsiasi altro ragazzo della mia età. Vorrei fare la patente di guida. Mi sto informando. So che in Svizzera interna c’è la possibilità di adattare le auto a chi ha il mio problema».

Come è stato accolto in famiglia il tuo handicap?
«Bene. I miei genitori, già di per sé, non sono molto alti. La genetica comunque non c’entra. È capitato a me e basta. Lo accetto».

Quanto ti dà fastidio sentirti diverso?
«Non mi dà fastidio. Ha anche i suoi vantaggi. Ad esempio spendo molto meno in vestiti rispetto a una persona con altezza normale…»

Come va con le relazioni sentimentali?
«Le ragazze si avvicinano a me, mi parlano. Ma tutto finisce lì. Diciamo che non ho avuto una grande fortuna finora. Sono anche una persona timida. Chissà, magari grazie al vostro articolo…»

Ecco. Parliamone. Sui media la diversità è spesso spettacolarizzata. Come valuti questo fenomeno?
«Non negativamente. Io trovo sia interessante dare la possibilità di raccontare la propria vita a persone con una difficoltà. In fondo è anche un modo per spiegare come portiamo avanti la nostra esistenza, quali sono gli ostacoli che ogni giorno incontriamo sulla nostra strada».

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COMMENTI
 

falcodellarupe 6 anni fa su tio
Tranquillo Leonardo, se hai veri amici non ti serve altro e poi guarda che successo ha Tyrion Lannister!!

Frankeat 6 anni fa su tio
Non c'è niente da fare. Se parli di qualcuno che sta male, ci sarà sempre chi ti dirà che c'è chi sta peggio. Se parli dei danni del maltempo, c'è chi ti dirà che c'è chi sta peggio. Se parli di povertà, c'è chi ti dirà che c'è chi sta peggio. Se parli di qualcuno che sta peggio di tutti, c'è chi ti dirà che c'è chi sta ancora peggio. Gliel'ha detto suo cugggino.

miba 6 anni fa su tio
Risposta a Frankeat
....e volere o volare è effettivamente così! Quindi ognuno impari ad apprezzare quello che ha senza continuare a lamentarsi per poco o nulla...

Frankeat 6 anni fa su tio
Risposta a miba
Quindi i media dovrebbero parlare solo ed unicamente delle persone che stanno malissimo, quelle proprio alla frutta? Tutti gli altri, anche quelli che stanno MOLTO male, ma non sono in coma irreversibile non ne vale la pena, tanto c'è qualcuno su uno scalino più in basso.

miba 6 anni fa su tio
Risposta a Frankeat
Caro Frankeat, forse mi sono espresso male. Io intendo dire che nel nostro cantone vi sono persone paraplegiche o tetraplegiche (tra cui molti giovani). Vi sono barriere architettoniche, barriere sociali, barriere umane, barriere psicologiche ed altre barriere ancora e forse portando uno di questi casi le persone si renderebbero (forse)... un po' più conto che cosa significhi vivere con un handicap pesante. Nel caso in oggetto l'unico handicap è quello della statura, cosa che non pregiudica lo sport ed altre attivita, anche se è comunque un handicap e su questo nessuno obietta. Non è quindi per me una questione di persone "che sono alla frutta" ma di persone (tra cui tanti giovani) che, volere o volare, devono vivere e convivere con uno o più handicap ben più pesanti che non quello del caso portato da Tipo, che secondo il sottoscritto ed in confronto ad altri casi più pesanti e che secondo me meriterebbero più attenzione e/o sostegno è forse da ridimensionare un pochino

miba 6 anni fa su tio
Scusate la franchezza ma ritengo che nel nostro cantone esistano innumerevoli casi di handicap ben più gravi e meritevoli di attenzione di quello preso in questione: persone che lottano quotidianamente (ed in silenzio), completamente o parzialmente paralizzate e con tutti i problemi che ruotano attorno a ciò e che spesso la nostra società, sempre più indifferente, non vede (o fa finta di non vedere)
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