Manuele Bertoli felice per l'ennesimo passo avanti verso l'accordo fiscale con l'Italia: «Servirà a combattere il dumping salariale»
LUGANO - «Quello odierno è un passo avanti verso la stipulazione dell'accordo fiscale con l’Italia. Sapevamo che sul cammino di questa firma c’era l'ostacolo del casellario. Quindi abbiamo fatto un parziale passo indietro». È con entusiasmo che il consigliere di Stato Manuele Bertoli commenta la decisione del Governo (contro la volontà dei due ministri leghisti), di cancellare l'obbligo di presentazione del casellario giudiziale per l’ottenimento di un permesso G o B.
Il Direttore del DECS commenta quindi l’arrabbiatura di Gobbi, manifestata sui social: «Vede solo la parte del casellario, perché relativa al tema sicurezza, ma non vuole vedere i vantaggi di questo accordo fiscale». Quindi aggiunge: «Tra l’altro la questione che fa infuriare Gobbi non è archiviata. Il Canton Ticino ha presentato delle iniziative cantonali alle camere federali che, per il momento, hanno avuto una buona accoglienza. Così potremmo arrivare a due ottimi risultati: l’accordo fiscale in primis, e a medio termine una regolamentazione federale sulla questione del casellario».
La non unanimità della decisione presa dal Governo non preoccupa Bertoli: «È chiaro che si cerca di essere tutti d’accordo. Questa volta non è stato possibile. Capita non di rado anche a me di restare in minoranza, non ne faccio un dramma». Quindi si rivolge a coloro che per la futura cancellazione del casellario hanno storto il naso: «Ricordiamo che questo accordo fiscale serve in particolare ai ticinesi in qualità di misura anti-dumping diretta, visto che parifica la fiscalità dei frontalieri con quella dei lavoratori impiegati in Italia».
Bertoli non fa pronostici sull’operatività dell’accordo: «Non sono un profeta. In Italia si parla di tempistiche lunghe, io dico soltanto che abbiamo chiesto ai negoziatori svizzeri di accelerare i tempi». Infine spende una parola per quei frontalieri che, temendo drastiche modifiche alle proprie entrate, minacciano scioperi: «La reazione non dovrebbe essere lo sciopero ma quella di pretendere un salario più elevato».