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MUZZANO«L'insalata veniva dall'Italia, di notte: noi cambiavamo le etichette»

09.05.17 - 06:02
Bufera sulla Crotta Sa. Dopo le accuse di scarsa igiene, alcuni ex dipendenti raccontano di verdura importata da oltre confine e spacciata per ticinese. L'agricoltore: «Tutte calunnie»
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Il minestrone alla ticinese distribuito dalla Crotta Sa in vari supermercati.
Il minestrone alla ticinese distribuito dalla Crotta Sa in vari supermercati.
«L'insalata veniva dall'Italia, di notte: noi cambiavamo le etichette»
Bufera sulla Crotta Sa. Dopo le accuse di scarsa igiene, alcuni ex dipendenti raccontano di verdura importata da oltre confine e spacciata per ticinese. L'agricoltore: «Tutte calunnie»

MUZZANO - Verdura importata dall'Italia, di notte, con un misterioso camion, e rivenduta come ticinese. È ancora bufera sulla Crotta Sa. Dopo le accuse lanciate dalla trasmissione “Patti Chiari”, sulla scarsa pulizia all'interno della nota azienda agricola di Muzzano, alcuni ex dipendenti contattati da tio.ch/20minuti raccontano di manovre poco chiare nel confezionamento delle verdure, distribuite a diversi supermercati ticinesi. Accuse che l'azienda, però, respinge fermamente. «Da noi vige l'assoluta trasparenza e i ripetuti controlli degli organi competenti lo confermano» afferma il titolare Enzo Crotta. 

L'accusa - G.T., 56 anni, non è d'accordo. Ex magazziniere e fattorino a Muzzano, assieme ad altri sei dipendenti nel 2013 ha denunciato al Ministero pubblico le condizioni di lavoro nell'azienda agricola. «Di giorno consegnavo la merce nei negozi – spiega –, la notte invece smistavo i prodotti che venivano consegnati direttamente dall'Italia». G.T racconta di un camion che «faceva tappa da noi due volte a settimana, mi alzavo alle 2-3 del mattino per scaricare la merce».

«Etichette scambiate» - Le etichette italiane venivano «staccate immediatamente e fatte sparire» per poi essere sostituite con i bollini “Made in Ticino”. «Mi occupavo personalmente di confezionare la lattuga e il minestrone ticinese nelle apposite buste, apponendo a ciascuna l'adesivo indicante provenienza Ch» precisa il nostro interlocutore. Un altro ex dipendente riferisce, a condizione di anonimato, di avere lavorato al confezionamento di verdure importate dall'Italia e spacciate come nostrane. Questo però «solo occasionalmente» e «in caso d'emergenza» quando «l'offerta di prodotti ticinesi non era sufficiente a coprire la richiesta».

«Tutto alla luce del sole» - Il titolare dell'azienda, Enzo Crotta, respinge al mittente le accuse: «È vero che in certe stagioni siamo costretti a importare prodotti dall'Italia, ma questo viene indicato puntualmente sulle confezioni. È tutto alla luce del sole e i consumatori vengono informati» spiega l'agricoltore.  

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