A sud delle Alpi un impiegato della vendita percepisce 910 franchi in meno di uno zurighese, quattro anni fa erano 750
LUGANO - Nel 2010 in Ticino una commessa o un commesso, con alle spalle dieci anni di esperienza, si alzava la mattina e andava a lavorare per 4’290 franchi al mese. Nel 2014 il suo salario era già precipitato a 4’020 franchi. Lo mostra il nuovo Calcolatore dei salari dell’Unione sindacale svizzera (Uss), anticipato ieri dal SonntagsBlick. Un tonfo che vale il 6,3% e che rappresenta il calo più grave di tutta la Svizzera.
In termini assoluti a San Gallo o a Lucerna si è scesi di più, rispettivamente 290 e 300 franchi, ma i loro stipendi erano nettamente più alti. La busta paga più ricca rimane a Zurigo dove, benché sia stata sfondata la soglia psicologica dei 5¦000 franchi al mese, il calo è stato di "soli" 110 franchi. Ecco quindi che il distacco tra Ticino e primi della classe è salito da 750 franchi al mese a 910. «Un divario che purtroppo si conferma e anzi tende ad acuirsi, visto il clima nel mercato del lavoro ticinese», ci dice dice Enrico Borelli, segretario regionale di Unia.
Una fotografia nera per il mercato del lavoro ticinese: «È la prova della fortissima pressione sui salari, un problema che ormai si configura come emergenza sociale», commenta il sindacalista. «Ciò accade perché la vendita è il laboratorio della precarizzazione dell’impiego. Si vedono sempre più forme di lavoro precario, molti contratti a tempo pieno vengono trasformati a tempo parziale». Una crisi che, secondo Borelli, non potrà rientrare con il contratto collettivo, in fase d’elaborazione, reso obbligatorio dal prolungamento degli orari: «È un contratto che non fa altro che cristallizzare questa situazione». Nella bozza su cui si sta lavorando i salari minimi vanno dai 3’200 franchi per il personale non qualificato ai 3’600 franchi al mese per un impiegato di commercio con diploma di capacità.