È domenica e si litiga a livello editoriale. Il Caffè scrive del leghista e la ‘ndrangheta. La Lega risponde e accusa: «Giornalismo-spazzatura di chiara matrice d’importazione».
LUGANO - Questa volta non è la prima pagina del Mattino della domenica ad indignare qualcuno, bensì la prima pagina del domenicale il Caffè. E l’indignato - strano a dirsi - è proprio il Mattino, il settimanale che ha sempre puntato su prime pagine .... "indignanti".
Ma andiamo con ordine e vediamo cosa è successo. Questa mattina il Caffè apre l’edizione con un approfondimento a pagina 2 e 3 dove - scrivendo di permessi facili - si ripercorrono fatti del 2014 con l’articolo “Quando il leghista Luciano Poli trattava con un capo ‘ndrangheta”.
Per La Lega dei ticinesi è un affronto, tanto che alle 2 di questa notte decide di inviare un comunicato stampa alle redazioni dei giornali. Si tratta di «giornalismo-spazzatura di chiara matrice d’importazione».
«I fatti cui il domenicale si riferisce risalgano al 2014. Luciano Poli ha lasciato la Lega nel 2004, e non siede più in Gran Consiglio dal 2007.
Il Signor Poli non ha più alcun legame con la Lega dei Ticinesi da oltre 13 anni. Ha quindi smesso di far parte del Movimento ben 10 anni prima dei presunti “rapporti con i mafiosi calabresi” – accusa sulla cui fondatezza, ovviamente, la Lega nulla sa e nulla può sapere – che il Caffè domenicale sbatte strumentalmente in prima pagina».
Il Mattino della domenica - che valuterà se adire per vie legali - parla di «malafede del Caffe», giornale che secondo l’accusa è di « chiaro orientamento politico antileghista», e giudica «plateale ed inaccettabile» il tentativo di «di associare la Lega ad una vicenda giudiziaria in cui essa non ha manifestamente alcun ruolox.
E aggiunge: «Con le modalità tipiche della deteriore stampa-spazzatura della vicina Penisola, il domenicale (ad alto tasso di redattori in arrivo dal Belpaese) tenta, maldestramente, di accostare la Lega alla 'ndrangheta. Malgrado sia evidente che non esiste alcun aggancio per una simile operazione di bassa denigrazione».