Al Neurocentro di Lugano è in corso uno studio innovativo. Il ricercatore Corrado Garbazza: «Problema in crescita. E si sa poco. Seguiamo la vita di queste donne in ogni dettaglio»
LUGANO – Ben 150 mamme, o future mamme, ticinesi messe ai “raggi x” da un imponente studio in corso al Centro del sonno del Neurocentro della Svizzera italiana. L’obiettivo? Scoprire i fattori di rischio della depressione perinatale, ovvero in gravidanza e nel periodo post parto. Un male oscuro con cui sono confrontate le donne del terzo millennio. «Il fenomeno è in crescita – dice Corrado Garbazza, medico e ricercatore – oggi ne soffre circa il 10-15% delle neo mamme».
Numeri da brivido – Gli occhi del mondo puntati su Lugano. Per avere risposte su un problema che, in casi estremi, se non curato, può potenzialmente portare al suicidio della donna, al maltrattamento del bimbo o alla disgregazione del nucleo familiare. «Solo nella Svizzera italiana – riprende Garbazza – circa trecento donne all’anno possono essere colpite da depressione durante la gravidanza e oltre quattrocento durante il periodo post-parto. Poiché il rischio di depressione è maggiore in entrambi i periodi , si parla oggi più precisamente di depressione perinatale».
Un sentimento di vergogna – Quello della depressione perinatale è un disagio di cui si dibatte soprattutto da una ventina di anni a questa parte. «Prima era un tema piuttosto tabù – dice l’esperto – negli ultimi tempi è aumentata la sensibilità sulla questione. Anche se tante donne provano vergogna a parlarne. Per l’immaginario collettivo, la gravidanza è qualcosa di gioioso. Il fatto di deludere le proprie e le altrui aspettative è vissuto come un fallimento».
Soggetti a rischio – Sui fattori di rischio si sa ancora troppo poco. Le pressioni sociali, lo stress e la rinuncia alla carriera possono avere, indirettamente, un influsso sulla donna. È, tuttavia, difficile valutare questi fattori dal punto di vista scientifico. Ancora Garbazza: «Se una donna ha già avuto in passato una crisi depressiva, è chiaro che rischia di avere una ricaduta nel periodo perinatale. Così come sappiamo che dopo il parto la donna subisce un crollo ormonale per questioni biologiche e legate al distacco dal bimbo che per nove mesi ha portato in grembo».
Campione casuale – La ricerca in corso al Neurocentro, partita a metà del 2016, si concluderà alla fine del 2018. «La stiamo realizzando grazie al sostegno del fondo nazionale svizzero per la ricerca, e in collaborazione con tre strutture sanitarie italiane. Il campione complessivo, considerando anche le italiane, sarà di cinquecento donne. Si tratta di un campione casuale. Non prendiamo in considerazione solo i soggetti fragili. Una depressione perinatale può colpire anche le donne più insospettabili. Vogliamo capire perché».
La terapia della luce – Esistenze sotto la lente degli esperti. Non solo con questionari. Ma anche con prelievi e visite specialistiche. Con l’analisi della qualità del sonno. E con un rapporto umano continuato sull’arco di tre anni. «Ci preme stabilire anche quali possono essere le varianti per curare questo tipo di depressione. All’interno della nostra ricerca, stiamo anche studiando i benefici della luce terapia sulle pazienti. Nelle donne gravide è più problematico e talvolta rischioso somministrare medicamenti, compresi gli psicofarmaci. È sempre difficile per noi curare queste pazienti. Alcune accettano la psicoterapia. In alcuni casi si arriva pure al ricovero. Grazie al nostro studio, la terapia della luce potrebbe affermarsi come un’alternativa efficace e sicura».